“Il capitalismo e lo Stato” è una pubblicazione molto approfondita e lievemente accademica dell’economista Paolo Leon (Castelvecchi Editore, 2015, 286 pagine, euro 19,50).

 

La relazione tra Stato e capitalisti è incentrato sulla mutua interdipendenza: “lo Stato ha bisogno dei capitalisti, che concretamente producono benessere, reddito, utilità, attraverso le proprie imprese, mentre i capitalisti hanno bisogno almeno dello Stato minimo, per difendere la proprietà privata” (p. 58).

In genere i capitalisti sono ciechi rispetto agli effetti differiti delle loro azioni particolari sull’andamento dell’economia generale. Ad esempio la riduzione o il blocco di quasi tutti gli stipendi aziendali per aumentare i profitti, deprime i lavoratori e il relativo potere d’acquisto, riducendo prima i mercati locali e poi quelli nazionali e internazionali, poiché “i costi del personale, ovvero il reddito distribuito, di un’impresa sono i ricavi delle altre” (p. 125).

In effetti “come il miope ha bisogno degli occhiali, così i capitalisti hanno bisogno dello Stato. Esistono, infatti, leggi che operano a livello dell’economia nel suo complesso e solo lo Stato può rendersi conto della loro presenza e dei loro effetti”. Uno Stato con governanti poco attenti può diventare miope, uno Stato etico approfitta di una sana “economia del profitto”, mentre i capitalisti tendono a diventare oligopolisti e monopolisti dedicandosi all’economia dell’accumulazione basata sullo sfruttamento più o meno selvaggio.

Molti esponenti delle classi dirigenti non ricordano una delle principali lezioni di Keynes: “nelle crisi, i salari monetari si riducono e contemporaneamente la disoccupazione aumenta, una dimostrazione del fatto che una riduzione dei salari non ha effetti positivi sull’occupazione” (p. 37). Alcuni farmaci burocratici possono curare temporaneamente la depressione economica, però per ritornare a una sana vita economica occorre ritrovare la fiducia che nasce dalle situazioni lavorative che rispettano la dignità e il portafoglio dei collaboratori e dei lavoratori.

Paolo Leon è professore emerito di Economia Pubblica all’Università di Roma Tre. Ha studiato con Federico Caffè, ha insegnato in molti atenei italiani, è perito dell’Avvocatura dello Stato per la valutazione del danno ambientale. Dirige la rivista “Economia della Cultura” e scrive su riviste e quotidiani. Per approfondimenti: http://keynesblog.com/tag/paolo-leon. Per approfondimenti video: https://www.youtube.com/watch?v=BmxubGdUnLA.

 

Nota personale – In Italia una soluzione legislativa molto semplice per riavviare l’economia potrebbe essere quella di diminuire la tassazione del 20 per cento sulle buste paga, con l’obbligo per il datore di lavoro di aumentare le buste paga del 10 per cento. In questo modo gli imprenditori risparmierebbero subito un 10 per cento di detassazione e ci guadagnerebbero molto in pochi mesi. I lavoratori italiani, tra i peggio pagati in Europa ci guadagnerebbero un aumento del 30 per cento. Lo Stato recupererebbe in poco tempo il denaro non incassato, attraverso le nuove entrate legate alla maggiorazione del potere d’acquisto e alla riattivazione dei vari mercati. Infatti la mano invisibile del moltiplicatore economico si metterà in moto e sarà generosa con tutti.