Carlos Enrique Bayo, direttore del giornale spagnolo Público, ha scritto un interessante articolo denunciando l’evasione di capitali greci nei paradisi fiscali avvenuta negli ultimi anni e smontando l’argomentazione secondo cui la crisi greca si deve tra l’altro all’aumento delle pensioni o ai pensionamenti anticipati.
Bayo parla del cinismo della Troika e del Consiglio d’Europa, i quali nascondono un’informazione che conoscono benissimo e allo stesso tempo insistono sulle responsabilità dell’impoverito popolo greco e sulla necessità di stringere ancora una volta la cinghia.
Dall’articolo emergono dati come quello degli 80 miliardi di euro di cui la Grecia ha bisogno in questo momento per il terzo salvataggio, che in realtà si trovano in conti correnti in Svizzera e appartengono a magnati greci.
Si è arrivati a questa situazione con la connivenza di tutti i governi precedenti a quello di Tsipras, che si sono rifiutati di pubblicare la lista Falciani (dal nome di Hervé Falciani, dipendente della HSBC, che nel 2008 diffuse i nomi di oltre 80.000 persone con ricchi conti correnti segreti nella sede di Zurigo della banca, N.d.T.), perché questa comprendeva ministri e loro parenti, la famiglia Papandreu, ecc. Quando un giornale la pubblicò, due anni dopo, il suo direttore venne arrestato.
Carlos Enrique Bayo termina il suo articolo con una domanda: “Qualcuno crede ancora che il debito pubblico sia legale, morale o legittimo?”
Pubblichiamo qui sotto la traduzione dell’articolo originale, ringraziando C. E. Bayo e Público.
ARTICOLO ORIGINALE: http://blogs.publico.es/eltableroglobal/los-80-000-millones-que-necesita-grecia-estan-en-suiza-y-son-griegos/1211
Tra le numerose malefatte commesse dalla Troika e dal Consiglio Europeo contro la Grecia, forse la più cinica è stata quella di nascondere il fatto che tutto il denaro di cui i greci hanno bisogno di trova in paradisi fiscali ed è frutto dell’evasione di magnati tanto vicini alla Merkel e a Rajoy. In concreto, secondo gli esperti consultati dal programma Rundschau (Panorama) della radio-televisione svizzera (SRF), ciò che questi potenti nascondono in conti svizzeri arriva a 80 miliardi di euro – esattamente la somma che si sta negoziando per un terzo salvataggio della Grecia.
In realtà i fondi greci nascosti in Svizzera potrebbero raddoppiare o triplicare questa cifra: le stime citate dal giornale Neue Zürcher Zeitung am Sonntag di Zurigo sull’ammontare del denaro in nero greco in questo paradiso fiscale oscillano tra i 2 e i 200 miliardi di euro! Una forbice astronomica, che mostra come il segreto bancario difeso dal governo svizzero abbia permesso il saccheggio dei fondi pubblici di Atene, che ha mandato in rovina il paese (è chiaro che il problema non sono le pensioni anticipate, come cercano di farci credere i nostri governanti). E queste favolose fortune non pagano un centesimo di quelle imposte il cui aumento l’Unione Europea vuole imporre all’impoverita popolazione greca.
E’ impossibile calcolare quanto denaro sia stato sottratto alle casse dello Stato greco nell’enorme fuga di capitali iniziata nel 2010, quando si riconobbe che nel 2001, per entrare nell’euro il governo socialista di Kostas Simitis aveva nascosto il suo colossale debito con l’aiuto di Goldman Sachs. Questa emorragia economica si è prodotta in un paziente già dissanguato da un’evasione fiscale sfrenata: nel 2009 un rapporto dell’Helvea Bank calcolava che il 99% degli oltre 23 miliardi di euro depositati da magati greci nei conti svizzeri non era mai stato dichiarato al fisco. E questo parlando solo dei conti correnti e senza citare tutte le altre forme di investimento: azioni, buoni, immobili, fondazioni, trust, fondi…
Non è che le autorità europee fossero all’oscuro di questo saccheggio della ricchezza greca, anzi, tutto il contrario: nel Christine Lagarde (allora Ministro delle Finanze francese e oggi direttrice del Fondo Monetario Internazionale) consegnò al suo collega nel governo di Atene, Giorgios Papaconstantinou, i 2.059 nominativi greci della famosa Lista Falciani, tra cui figuravano un ex ministro della Cultura, varie alte cariche del Ministero delle Finanze e numerosi grandi imprenditori e famosi politici.
Non solo il governo greco nascose questa lista e non fece nulla – nonostante venisse dimostrato che la sola famiglia Papandreu teneva nella banca svizzera 500 milioni di euro – ma addirittura quando, due anni dopo, la rivista Hot Doc pubblico i nomi della lista, la Procura greca si affrettò a ordinare l’arresto del suo direttore, il giornalista investigativo Kostas Vaxevanis, per violazione della privacy di questi evasori! Inoltre l’anno scorso si è scoperto che il ministro Papaconstantinou aveva cancellato dalla lista originale i nomi di sua cugina Eleni e di suo marito e del marito di sua sorella Marina, che avevano conti correnti milionari nella filiale zurighese della HSBC.
“La cosa più interessante è il motivo per cui la Grecia, tra tutti le nazioni che hanno ricevuto la lista Falciani, sia stata l’unica a non utilizzarla” per recuperare la fortuna trafugata, ha scritto il commentatore politico Pavlos Tsimas nell’edizione domenicale del quotidiano greco Ta Nea. A commettere questa omissione non è stato solo il socialista Papaconstantinou (il negoziatore del criticato primo salvataggio della Grecia, che portò a una devastante austerity), ma anche il suo successero al Ministero delle Finanze, Evangelos Venizelos, divenuto poi leader del PASOK e anche il successivo governo conservatore di Antonis Samarás, grande amico e alleato di Rajoy, che ha applicato con grande rigore le imposizioni della Troika, portando il paese alla rovina.
Non bisogna pensare però che solo il bipartitismo greco (Nuova Democrazia e PASOK) si sia dedicato a coprire i grandi evasori che hanno defraudato le finanze pubbliche. Anche i governi laburisti e conservatori britannici hanno ignorato i 7.000 conti del Regno Unito presenti nella Lista Falciani: secondo la BBC in otto anni solo uno di questi evasori è stato processato e nel frattempo si è permesso a questi magnati di portarsi in altri paradisi fiscali 100 miliardi di euro. Una fortuna immensa sottratta all’Ufficio delle Imposte britannico grazie all’inazione di governi che allo stesso tempo aumentavano la pressione fiscale sui salariati e tagliavano servizi e sussidi con la scusa della mancanza di fondi pubblici.
E comunque la Svizzera è solo uno dei 74 paradisi fiscali del pianeta, dove secondo i calcoli di Wall Street si nascondono almeno 32 trilioni di dollari (l’ammontare del PIL spagnolo da qui al 2045), una gigantesca accumulazione di capitali che inoltre cresce di un trilione di dollari all’anno. E’ da questo enorme stock monetario, sottratto alle finanze pubbliche, che esce il denaro dei “mercati” con cui si indebitano gli Stati e che bisogna restituire religiosamente, con i sacrifici e l’impoverimento dei cittadini, secondo la dottrina quasi-religiosa dell’austerity neo-liberista.
“Qualcuno crede ancora che il debito pubblico sia legale, morale o legittimo?”
Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo