In queste ore, all’indomani dello strepitoso successo dell’OXI – NO – al referendum greco contro l’austerity neoliberista e le ricette delle autorità finanziarie, fiumi d’inchiostro vengono versati per “leggere” il risultato, tradurlo nelle proprie “lingue” nazionali, interpretarne le conseguenze.
Molte analisi, di parte democratica e progressista, “da sinistra”, sono convergenti e convincenti: la linea, del resto, è stata tracciata proprio da Tsipras e da Syriza, che non solo hanno ispirato la rotta del governo greco, ma anche fornito la chiave di lettura, per quello che si è mosso sinora e in prospettiva per quello che si muoverà nei prossimi giorni. Non si è trattato di un referendum contro l’Unione Europea (da non confondere con l’Europa, per piacere) o contro l’Euro, anzi, semmai, di un referendum per un’altra Unione Europea, non dominata dalle oligarchie finanziarie e dall’egemonia tedesca, ma come vera unione dei popoli europei, basata su una democrazia effettiva e operante.
Si è trattato di un referendum contro l’ultimatum imposto dai cosiddetti “creditori internazionali” al governo greco; vale dire, un referendum contro le misure, imposte alla Grecia, in primo luogo, dal Fondo Monetario, dall’Eurogruppo e dal governo tedesco (conservatori e socialdemocratici, in Germania, governano insieme, è bene ricordarlo), tutte coerenti con l’approccio monetaristico, tecnocratico e neo-liberista dell’attuale direzione politica dell’Unione Europea. In Grecia, il 65% degli aventi diritto si è presentato alle urne e l’OXI – NO – ha vinto “a valanga”, sfiorando il 62%, con punte superiori al 70% nelle regioni a più forte insediamento popolare e di classe, più povere. Da Maastricht in avanti, la prima sconfitta “sul campo” del neo-liberismo europeo. Un NO storico.
Un NO che insegna, se è vero ciò che abbiamo richiamato sin qui, almeno (ma soprattutto) 5 cose:
- L’ordine neo-liberale imposto dai Trattati e dall’egemonia tedesca e delle oligarchie finanziare si può sconfiggere. Il “neo-liberismo” non è un destino naturale, un compimento auto-evidente, un esito della storia, né tanto meno la “fine della storia”. La vulgata neo-liberista che ci hanno imposto come una vera e propria cappa ideologica, cornice dominante, espressione dell’odierna articolazione dei rapporti di forza e dell’attuale composizione delle classi dirigenti europee, può essere sconfitta. In Grecia, con il NO, È Stata Sconfitta. Si apre la strada impervia della prospettiva dell’altra Europa.
- Le masse popolari possono fare la storia: anzi, fanno la storia. Partecipazione ai seggi, esito del voto, risultato persino al di là delle previsioni, propaganda attiva per il sì non solo della Germania, ma addirittura della Commissione Europea e di tutte (tutte) le tecnocrazie comunitarie, terrorismo psicologico, politico e mediatico e manipolazione delle informazioni e, perfino, dei sondaggi, non hanno prodotto l’esito da “lorsignori” auspicato. Le masse popolari e le forze progressive hanno resistito e hanno vinto. È un passaggio storico che apre una prospettiva inedita, segnata dalle masse.
- La “sinistra” si ri-appropria della sua “parola”. La vittoria del NO segna infatti uno spartiacque chiaro: intanto tra europeismo democratico ed anti-europeismo demagogico (non si votava contro l’Unione Europea e contro l’Euro) e quindi più profondamente tra la sinistra della democrazia, della solidarietà tra i popoli e della giustizia sociale in Europa e la destra del razzismo, della divisione tra i popoli e dell’egoismo individuale. È evidente la differenza tra chi ha condiviso, sin dall’inizio, la battaglia di Syriza in Grecia (e, domani, di Podemos in Spagna) e chi ha cercato solo di trarne beneficio nella politichetta nazionale. Contro le destre e le socialdemocrazie, rinasce la Sinistra.
- Il mondo è molto più ampio del suo margine europeo. Dal primo momento, e a maggior ragione nel corso delle trattative, Syriza ha aperto porte e finestre a un europeismo ed un internazionalismo di tipo nuovo: rifiutando le imposizioni della Trojka, ripudiando le sanzioni europee contro la Russia, aprendo un dialogo inedito con la Russia e la Cina, ridando freschezza e spessore alla parola “Mediterraneo”, dialogando con Venezuela e America Latina, ispiratori di progresso e giustizia sociale.
- Eppoi Tsipras è un “ragazzo di Genova”, si è venuto formando, politicamente, come tanti di noi, anche con il movimento dei Social Forum e l’altermondialismo; rappresenta per la mia generazione la conquista del campo della politica delle istanze della trasformazione. Siamo come a un nuovo inizio.