A pochi chilometri da Perth, a sud-ovest dell’Australia, una start-up ha messo in funzione, pochi mesi fa, la prima centrale a moto ondoso connessa a una rete elettrica.
Buffi dischi volanti galleggiano sotto l’Oceano Indiano, al largo di Perth, nell’Australia occidentale. Dalla fine di febbraio, la start-up Carnegie Wave Energy ha messo in opera un impianto per la conversione dell’energia del moto ondoso collegato ad una rete elettrica. È la prima volta al mondo che diverse unità di una tale centrale lavorano insieme e alimentano con successo una rete. Per la precisione, si tratta della più importante base navale australiana, la HMAS Stirling, situata sull’isola di Garden Island, pochi chilometri davanti a Perth. Il 5% dell’energia elettrica di questa base è prodotta attraverso l’energia del moto ondoso.
La centrale, chiamata Ceto in riferimento a una dea greca del mare, è il risultato di tredici anni di lavoro e di un investimento di 100 milioni di dollari australiani (70 milioni di euro), di cui 22 milioni in sovvenzioni dal governo.
Immagine non in scala
Un’isola energeticamente autosufficiente
Tre unità, grandi boe di undici metri di diametro e cinque metri di altezza, galleggiano un metro sotto la superficie dell’oceano indiano. Le onde fanno muovere ogni boa, il che aziona un pistone idraulico fissato a 24 metri in fondo al mare. Questo movimento «pressurizza un fluido contenuto nel pistone, il liquido viene inviato a terra attraverso un tubo e passa in una turbina che trasforma l’energia idraulica in energia meccanica”, spiega l’ingegnere Alexandre Pichard. In una centrale situata sull’isola di Garden Island un generatore converte questa energia meccanica in energia elettrica.
Dalla sua messa in funzione la centrale, conosciuta come Ceto 5, ha operato per un totale di oltre diecimila ore, resistendo a onde di oltre sei metri di altezza. “Con questo prototipo, volevamo soprattutto dimostrare che questa tecnologia funziona e può essere implementata su scala più ampia” spiega Michael Ottaviano, amministratore delegato e fondatore della Carnegie. Ogni boa è dotata di oltre 500 sensori che registrano pressione, flusso, temperatura dell’acqua e altri parametri. “Due gigabyte di dati al giorno che consentono di capire come funziona il sistema” continua Alexandre Pichard, che sta già lavorando su un nuovo progetto di Carnegie: Ceto 6.
- A sinistra, Michael Ottaviano
L’energia elettrica prodotta alimenta anche un impianto di desalinizzazione che fornisce un terzo dell’acqua di Garden Island. Questa tecnologia può dunque rendere autonoma un’isola dal punto di vista energetico, secondo i costruttori. “Un’isola ha bisogno di elettricità e di acqua” insiste Michael Ottaviano. “Da dove viene l’energia di un’isola? Di solito non ha carbone o gas, quindi la maggior parte arriva in nave sotto forma di olio combustibile. È costoso, inquinante da un punto di vista ecologico e inaffidabile. Se la nave non arriva, l’isola si ritrova senza elettricità» spiega.
“E se altre energie rinnovabili come l’energia eolica o quella solare possono essere parte della soluzione, è impossibile coprire un’intera isola di turbine eoliche o di pannelli solari. Il nostro impianto ha il vantaggio di essere situato sotto l’acqua e quindi essere invisibile. Un notevole punto di forza per il turismo” continua.
Aumentare la produzione per abbassare i prezzi
In Francia, Carnegie ha firmato una partnership con EDF Energies Nouvelles e con il costruttore DCNS per l’installazione di una unità Ceto al largo delle isole della Réunion. Probabilmente una boa Ceto 6, secondo Michael Ottaviano.
L’energia elettrica generata da Ceto, sostiene, non è più costosa di quella da olio combustibile: tra i 20 e 28 centesimi a kwh. Ma rimane comunque più costosa di nucleare o carbone. A titolo comparativo, l’elettricità è fatturata a €0,175 / kwh per nuclei familiari e 0,091 per le industrie francesi secondo Eurostat. Aumentare la scala della produzione di Carnegie per ridurre il prezzo, questa è la sfida principale per l’azienda. Entro dieci anni, l’amministratore delegato si augura che il costo di produzione possa scendere a 10 centesimi per kwh.
Ecco perché il futuro progetto di Carnegie è già sulla buona strada. Ceto 6 sarà formata da boe di quasi venti metri di diametro e dovrebbe avere una potenza di 1000 KW (contro i 240 attuali). Non ci sarà più una centrale a terra, ma l’elettricità verrà generata direttamente all’interno di ciascuna di queste immense boe, che saranno installate ancora più al largo rispetto a Ceto 5 e si confronteranno con onde molto più potenti. Il che permetterebbe di produrre quattro volte più energia e soddisfare il 30-40% del fabbisogno di energia elettrica della base navale di Garden Island. La sua costruzione dovrebbe iniziare nel 2016.
Da leggere anche: Des villes d’Australie visent l’autonomie énergétique
Fonte: Pauline Moullot per France_news_reporterre
Foto: Crediti Carnegie Wave Energy
Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia per Pressenza