Il discorso tenuto oggi da Tsipras al Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria, interrotto da polemiche e applausi, mostra ancora un volta l’abisso, anche di linguaggio, tra un governo sostenuto in modo massiccio dal suo popolo e i rappresentanti di un’Europa rigida, gelida ed egoista.
Tsipras cita l’Antigone di Sofocle e ricorda che “esiste un momento in cui il diritto degli uomini vale sopra la legge. Questo è uno di quei momenti”. Dunque il paese ha diritto a sopravvivere, anche se le leggi europee lo condannano al fallimento. Ribadisce che “i soldi dati ad Atene non hanno mai raggiunto il popolo, ma sono stati utilizzati per salvare le banche europee e greche”, che il paese “è stato usato come un laboratorio per l’austerità, ma l’esperimento è fallito.” Ricorda che “Il momento di massima solidarietà nell’Unione Europea è stato nel 1953, quando venne tagliato il 60% del debito della Germania, dopo la guerra” (piccolo particolare che Merkel & C continuano bellamente a ignorare). Chiede infine un piano di assistenza di tre anni da parte del Fondo Salva Stati.
E qual è la risposta del Presidente del Consiglio Europeo Tusk? Il solito ultimatum: “Ci sono solo 5 giorni per trovare l’accordo finale, altrimenti sarà Grexit“. E Tusk si permette anche di dare lezioni di etica ai greci: “Moralità significa pagare i debiti. Non è vero che i creditori sono immorali e che i debitori sono vittime innocenti”.
Tutto come prima, dunque: per questi signori il referendum del 5 luglio non ha peso né valore e l’unica possibilità concessa alla Grecia è quella di piegarsi ai loro dettami spietati.
A questo punto non resta che augurarsi che i greci diano un’ulteriore prova di coraggio e dignità, dopo il No all’ultimatum di Mussolini nel 1940 e quello espresso dal voto del 5 luglio 2015, rifiutando ancora una volta questi ricatti. E se il prezzo da pagare fosse l’uscita dall’euro… be’, dopo i falsi scenari apocalittici dipinti per sostenere il Sì, si può solo dubitare che una scelta simile porti davvero a conseguenze tragiche come quelle prospettate.