Il 21 luglio 2015, con la sentenza Oliari e altri v. Italia, la Corte europea dei diritti umani ha confermato che le coppie composte da persone dello stesso sesso necessitano di vedere la loro relazione riconosciuta legalmente e protetta. La Corte, all’unanimità, ha pertanto condannato l’Italia per non aver realizzato l’obbligo positivo, stabilito a suo carico, di garantire l’effettiva tutela del diritto al rispetto della vita privata e familiare.
“La Corte fa opportunamente riferimento a un diritto che appartiene a tutti, senza alcuna discriminazione, come previsto dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani. Da anni, Amnesty International si batte affinché l’Italia elimini ogni forma di discriminazione in tal senso, prevedendo il matrimonio per le coppie dello stesso sesso e garantendo pari diritti ai figli delle persone omosessuali. Accogliamo dunque con grande favore la pronuncia di oggi” – ha dichiarato il presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi.
“Diventa pertanto ancora più urgente procedere quanto prima alla calendarizzazione della discussione in aula del disegno di legge sulle unioni civili che, se approvato in linea con quanto stabilito dalla sentenza della Corte, finalmente potrà almeno garantire una tutela, senza discriminazioni, alle coppie dello stesso sesso, dopo anni di tentativi falliti” – ha sottolineato Marchesi.