Si tratta di una vittoria storica per la popolazione olandese e per quella europea. Un tribunale dell’Aia, al quale si erano rivolti novecento cittadini, ha imposto, mercoledì 24 giugno, allo stato olandese di ridurre le emissioni di gas a effetto serra.“Il governo sarà ora costretto a cambiare le sue politiche, dato che i giudici hanno ordinato una riduzione delle emissioni di CO2 del 25% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Si tratta di una decisione vincolante”, spiega a Reporterre Dennis Van Berkel, dell’organizzazione non governativa Urgenda, che ha coordinato l’azione legale. I 900 ricorrenti olandesi avevano chiesto alla magistrature di definire come “violazione dei diritti umani” un riscaldamento climatico superiore ai 2°c entro la fine del secolo.

La gioia degli attivisti Urgenda all’uscita del processo

Il tribunale, spiega Urgenda in un comunicato stampa, ha in effetti ricordato che lo stato ”è tenuto per legge a proteggere i propri cittadini”. Lo stato olandese, d’altra parte, non ha finora formalizzato alcun impegno specifico sulle emissioni di gas serra del paese, sostenendo di voler aspettare i risultati della Cop21, conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che avrà luogo dal 30 novembre al 15 dicembre 2015 a Parigi. Inoltre, i Paesi Bassi rimangono tra i meno avanzati in Europa nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabili: solo Malta e Lussemburgo stanno peggio.

L’avvocato della difesa durante il processo ha sostenuto davanti alla Corte che “le decisioni della magistratura non devono interferire con l’azione del governo, perché indicare un livello di riduzione specifico presuppone valutazioni politiche la cui responsabilità, in una democrazia, poggia sulle spalle del governo e del Parlamento”.

L’udienza presso il Tribunale dell’Aia

“In un paese democratico basato sullo stato di diritto” ha risposto l’avvocato di Urgenda, ”anche un governo eletto dal popolo è soggetto alla legge. La magistratura è dunque tenuta a far rispettare questo principio e correggere l’azione del potere pubblico ove necessario”.

“Se la politica non è in grado di cambiare lo stato delle cose, tocca ai giudici pronunciarsi”, ha aggiunto Liesbeth van Tongeren, deputata del partito Groenlinks (Sinistra verde).

In conclusione, il Tribunale dell’Aia ha sancito la legittimità delle richieste dei cittadini, chiedendo al governo di “mettere in atto quelle azioni che lo stesso governo aveva indicato come necessarie per combattere il pericoloso cambiamento climatico, e in particolare ridurre ulteriormente le emissioni di CO2, visto che, sulla base delle politiche attuali, entro il 2020 si arriverebbe ad una diminuzione del 16% soltanto rispetto al 1990”.

Questa riduzione, continua il Tribunale, ”è considerata indispensabile sia dalle organizzazioni internazionali sia dagli scienziati”, e i costi da sostenere per raggiungere tale obiettivo non ammontano a livelli ”inconcepibili”. Inoltre, aggiunge Urgenda, “gli obiettivi sono assolutamente abbordabili, tenendo conto del fatto che altri paesi, come la Danimarca o la Germania, hanno messo in atto politiche che garantiranno una diminuzione delle emissioni del 40% entro il 2020.”

Se i politici non agiscono, i tribunali possono intervenire

Urgenda, al fine di condividere la propria esperienza, sta provvedendo alla traduzione in inglese di tutta la documentazione legale. Altre organizzazioni di cittadini, in Europa, hanno iniziato azioni simili ([è il caso del Belgio ->http://www.humanite.fr/climat-le-recours-la-justice-contre-les-grands-discours-571729]) o le stanno preparando, come in Norvegia. ”Milioni di persone già colpite dalle conseguenze del cambiamento climatico sperano che coloro che hanno causato le emissioni nocive intervengano per ridurle. Questo verdetto fornisce una grande risorsa per preparare le azioni legali”, sostiene Marjan Minnesma, direttore di Urgenda, che, con un team di avvocati, aveva cominciato a studiare la denuncia nel 2013.

Marjan Minnesma

Questa è una sentenza rivoluzionaria per la battaglia ecologica”, secondo Fahmy Oulahsen, di Greenpeace-Paesi Bassi. ”Il giudice olandese è stato molto chiaro: il governo è obbligato per legge a proteggere i propri cittadini contro le minacce legate al clima. Adesso queste azioni legali si moltiplicheranno nel mondo. I politici che si riuniranno a dicembre a Parigi dovrebbero tener conto di questa sentenza”.

Secondo Marjan Minnesma, ”il cambiamento climatico è un problema enorme che deve essere affrontato con maggior efficacia. E se i politici non si impegnano su questo cammino, sono i giudici ad intervenire”.

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia per Pressenza