È un’esortazione a porre fine all’impunità e chiamare i responsabili a rispondere dei loro crimini il rapporto presentato oggi da una commissione di esperti Onu secondo cui l’esercito israeliano e le milizie palestinesi avrebbero commesso crimini di guerra contro la popolazione civile a Gaza durante il conflitto dell’estate scorsa.
A formulare le accuse sono esperti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite in un rapporto secondo cui entrambe le parti nel conflitto si sono rese responsabili di “serie violazioni” dei diritti umani e delle convenzioni internazionali.
“Il fatto che Israele non rivide la pratica dei raid aerei, neanche dopo che i loro effetti sui civili divennero evidenti – si legge nel documento diffuso oggi a Ginevra– solleva la questione se questa fosse parte di una politica più ampia approvata, almeno tacitamente, dai più alti livelli del governo israeliano”.
Nel testo del rapporto è stato poi denunciato che “l’impunità regna sovrana” per quanto riguarda le azioni delle forze israeliane a Gaza. I gruppi armati palestinesi sono invece accusati del lancio di razzi e mortai contro civili israeliani in modo “indiscriminato” oltre che per l’esecuzione di sospetti collaborazionisti. Gli esperti tacciano le fazioni palestinesi di aver “sempre fallito” nel consegnare alla giustizia chi abbia violato il diritto internazionale.
Nella campagna Protective Edge condotta dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e durata circa 50 giorni, tra luglio e agosto 2014, morirono 2251 palestinesi di cui oltre la metà civili, 67 militari israeliani e sei civili.
Non si è fatta attendere la reazione del governo di Tel Aviv che ha bollato il documento come “di parte. Le autorità israeliane avevano rifiutato di cooperare con la missione di esperti fin da principio, lamentando che “Israele è stato giudicato colpevole fin da principio”.
La commissione d’inchiesta è stata guidata da Mary McGowan Davis, ex giudice della Corte Suprema di New York, che ha sostituito il giurista canadese William Schabas dimessosi a febbraio dopo che Israele lo ha accusato di imparzialità per aver lavorato in precedenza come consulente dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp).