Il Museo Hemingway e della Grande Guerra è stato inaugurato nell’ ottobre 2014 a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. L’affluenza dei cittadini è stata numerosa, circa 900 persone, segno di un rapporto ancora oggi vivo fra i bassanesi e il celebre autore americano che tanto ha amato queste terre.
Bassano del Grappa fu zona di confine durante il primo conflitto mondiale, quando i continui tentativi austro-ungarici erano intensi al fine di conquistare la pianura veneta. Poco lontano dal noto ponte di legno di Palladio, sulla riva del fiume Brenta, sorge Villa Ca’ Erizzo, che è stata costruita nel Quattrocento e arricchita nei secoli di abbellimenti interni ed esterni. Nel 1918 la villa fu residenza della Sezione Uno delle ambulanze della Croce Rossa Americana. Ernest Hemingway era un volontario autista e proprio da Ca’ Erizzo prende le mosse, fra gli altri, il racconto MS 843 del 1919.
Il museo si sviluppa all’interno di cinque locali, con pannelli ricchi di fotografie, illustrazioni e testimonianze; all’interno di alcune teche vi sono opere rare e preziose, per esempio una copia de L’invincibile, pubblicata nel 1944, conta soltanto duemila esemplari in tutto il mondo.
È stato lo storico bassanese Giovanni Cecchin, che nel racconto La scomparsa di Pickles McCarty trovò riferimenti a Ca’ Erizzo. Cecchin venne a conoscenza dagli amici di Hemingway dell’attenzione che lo scrittore rivolgeva alle donne che lavavano i panni nel fiume Brenta, oltre alla sua passione per la grapperia Nardini. Ernest Hemingway trascorse il periodo presso la Villa Ca’ Erizzo nel pieno della sua giovinezza, aveva diciannove anni, a seguito di una ferita alla gamba destra per i proiettili di una mitragliatrice che gli avevano trapassato la rotula e il piede. Hemingway viaggiò molto (è nota la sua passione per la caccia) e prese residenza in diverse località, da Parigi a Genova, da Cortina a Siviglia, da Key West a Cuba, ma il suo legame con l’Italia e il Veneto rimase costante nel tempo.
ADDIO ALLE ARMI
Nella sala d’ingresso, Hemingway accoglie il visitatore con i suoi romanzi ispirati dalla Grande Guerra: “Addio alle armi” e “Di là dal fiume e tra gli alberi”.
Hemingway descrive nel romanzo Addio alle armi delle fucilazioni vicino al ponte di Pradamano sul torrente Torre. Lo scrittore venne a conoscenza di queste da una crocerossina inglese, Agnes Colloway, che incontrò in un ospedale a Vicenza dove fu ricoverato per una ferita presa al fronte. L’ infermiera lavorò in Friuli in un Ospedale della Croce Rossa inglese. Il racconto di Agnes venne raccontato in Addio alle Armi. Renato Guttuso dipinse un giudizio sommario di carabiinieri ad un ufficiale che poi venne giustiziato in una delle otto illustrazioni del libro pubblicato da Mondadori del 1946, tradotto da Dante Isella, Puccio Rosso e Giansiro Ferrata.
Litografia di Renato Guttuso per il romanzo Addio alle armi
“ Due carabinieri condussero il tenente colonello verso la riva del fiume. Camminava nella pioggia vecchio, a capo scoperto con un carabiniere per parte. Non vidi la fucilazione, ma udii gli spari. Stavano fucilando un’ altro. Anche questo ufficiale si era allontanato dalle sue truppe. Non gli permisero di dare una spiegazione. Quando lessero la sentenza sul notes, pianse e quando lo fucilarono stavano interrogandone un’ altro.”
La descrizione di queste esecuzioni è immediatamente dopo Caporetto, ma nel mese di maggio, prima di Caporetto erano stati fucilati 111 ufficiali e soldati,l’ informazione proviene dallo stesso generale Cadorna, senza tener conto di fucilazioni immediate senza alcun giudizio, seppur sommario. Il 16 luglio dopo una sedizione di alcuni reparti prima di essere spediti al fronte erano stati fucilati 28 soldati e così via. Il generale Albricci dichiarò: “Le fucilazioni sono tra le più dolorose necessità che accompagnano inevitabilmente una guerra.” Alla fine il bilancio, non definito, sarà ben oltre il migliaio.
Addio alle armi è un romanzo d’ amore e di guerra, ma anche contro una guerra che solo crea morti ammazzati. È un romanzo per la vita contro la guerra. Lo scrittore descrive scenari bellici con grande capacità di raccontare paesaggi e sentimenti ed evidenzia la sua idea antimilitarista e contraria alla guerra, vista come qualcosa di stupido e totalmente inutile. Il protagonista Frederic Henry è un americano che viene volontariamente sul fronte italiano, guidato da principi idealistici e patriottici, ma durante il conflitto conoscerà la fame, le perdite e la morte.
IL romanzo fu portato al cinema da King Vidor nel 1957, si può vedere su You Tube, ma voglio ricordare la versione del 1932 di Frank Borzage, con Gary Cooper, proibita assieme al libro dal fascismo. Anche questo film può essere visto su You Tube in lingua inglese, A farewell to arms.
Addio alle armi è stato Ad Alta Voce, Rai 3, da Tommaso Ragno e può essere riascoltato sul sito web di questa trasmissione.