Organizzato dal Gruppo della Sinistra Unita al Parlamento Europeo, in collaborazione con CostituzioneBeniComuni, il Comitato Milanese Acqua pubblica e il Gruppo consigliare Sinistra Europea Città Metropolitana di Milano, con l’adesione de “L’Altra Europa con Tsipras” – Milano, il convegno internazionale – il secondo sull’argomento, dopo quello di febbraio – si è tenuto il 26 e 27 giugno 2015 allo Spazio Oberdan e al Teatro Elfo/Puccini di Milano.
L’intenso pomeriggio della prima giornata è stato aperto da Piero Basso di CostituzioneBeniComuni, che ha ripercorso i punti essenziali della storia di Expo 2015. Si devono alla giunta regionale Formigoni gli anni di ritardo per l’avvio dei lavori, le gare d’appalto di cui solo un quinto è stato assegnato con procedure regolari e l’acquisto di terreni agricoli a prezzo esorbitante con l’utilizzo di soldi pubblici, inizio del tetro girone della corruzione.
La parola è poi passata a Curzio Maltese, giornalista e parlamentare europeo di GUE, che ha continuato chiedendosi il motivo per cui non vengono diffusi i veri dati su Expo – dall’affluenza al transito in metrò, alle persone a cui la Questura ha vietato di lavorare all’interno dell’area espositiva, temi ripresi anche da Vittorio Agnoletto e da Basilio Rizzo. Ha poi raccontato la sua esperienza personale nei padiglioni Expo: scolaresche spinte verso il consumo, multinazionali presentate come paesi e presenza inquietante di sponsor come Nestlè, la cui acqua San Pellegrino ha scacciato la buona acqua potabile di Milano.
E’ stato poi proiettato il video dell’intervento di Evo Morales alla conferenza Italia-America Latina del 13 giugno, durante il quale il presidente boliviano ha posto la questione di chi siano i veri nemici della Madre Terra e dei diritti umani e parlato della necessità di opporsi alla concentrazione in poche mani del capitale, avviando un rapporto di collaborazione e reciproco rispetto tra paesi.
Dopo il video di Evo Morales è intervenuto il primo ospite straniero, Lynn Boylan, parlamentare europea del Gue eletta con il Sinn Fein in Irlanda e membro della Commissione Ambiente, che ha illustrato la difficile lotta per opporsi agli OGM e conservare standard alimentari e controlli minacciati dalla possibile approvazione del TTIP.
La parola è poi passata a Chukki Nanjundasawamy, di Via Campesina India, che ha definito l’Expo il risultato di quello che succede già da tempo nel mondo, denunciato il fenomeno del “land grabbing”, che in India si sta cercando di favorire con l’approvazione di una legge e sottolineato l’importanza della coltivazione diretta e della protezione della natura.
Gianni Tamino dell’Università di Padova ha illustrato l’impoverimento delle sementi e del suolo e la storia del passaggio da un’agricoltura basata sui cicli naturali a un sistema sempre più “tossico” e industrializzato. Non si tratta di essere contro la tecnologia, ha precisato, ma di utilizzarla per aiutare i contadini e proteggere l’ambiente.
Nora McKeon dell’Associazione Terranova ha ribadito l’importanza della sovranità e della sicurezza alimentare, minacciate da disastrose decisioni politiche che escludono i piccoli coltivatori. Sono loro i più danneggiati dalle politiche del land grabbing, finendo per perdere terre e autonomia e sottostare alle scelte delle multinazionali. C’è anche qualche buona notizia, però: nel 2009 i movimenti sociali sono riusciti a influenzare la riforma del Comitato sulla Sicurezza Alimentare (World Food Security) includendo il diritto al cibo e la partecipazione dei piccoli produttori alle decisioni governative, che devono essere trasparenti. Nel 2012 hanno ottenuto la definizione della prima linea guida, sempre nell’ambito del comitato, che fornisce indicazioni precise sul diritto di proprietà, sul genere, sulla consultazione comunitaria e sull’obbligo per gli stati di regolare le corporazioni, oltre a una protezione contro il land-grabbing.
Con l’intervento di Susan George del Transnational Institute di Parigi/Amsterdam si è tornati a parlare del rapporto tra cibo e finanza e delle disastrose conseguenze che l’approvazione del TTIP potrebbe avere sull’Europa e sul resto del mondo, tra le quali la massiccia produzione di Ogm (in America rappresentano l’80%), la diffusione di carne al cloro e il maggior uso di antibiotici negli allevamenti. Anche per Susan George l’agro-ecologia è la risposta: migliorare la tradizione con la tecnologia, ma al tempo stesso preservarla.
Il secondo giorno Basilio Rizzo, presidente del Consiglio Comunale di Milano, accolto da un caloroso applauso per la lotta alla corruzione sul territorio, ha ribadito molti temi già affrontati, citando Morales, l’enciclica di Papa Francesco e l’intervento di via Campesina. Ha raccontato che le sporadiche presenze dissidenti all’interno di Expo sono rappresentate da pochi padiglioni e dalla Cascina Triulza, sede del Padiglione della Società Civile, che portano avanti dibattiti analoghi, ma hanno difficoltà a denunciare le fragili e inadatte fondamenta fisiche e morali sulle quali è stato eretto Expo. Ha ricordato che Milano doveva essere la capitale dell’acqua in tutti i sensi, descritto i possibili usi dello spazio una volta finito l’evento (sede di associazioni internazionali sui temi dei beni comuni, progetto di coltivatori diretti, polo universitario, sede di ricerca scientifica) e sottolineato la necessità di non lasciarlo nell’abbandono più completo.
Mamadou Goita, rappresentante di un’associazione di contadini dell’Africa centro-occidentale, ha raccontato l’esperienza diretta delle privatizzazioni e delle leggi a favore delle multinazionali, dell’uso intenso dell’acqua, dei pesticidi e dei fertilizzanti che finiscono per distruggere non solo il suolo, ma anche le comunità rurali. Ha ribadito l’urgenza di unirsi per riuscire a cambiare e ricordato che l’Unione Europa deve assumersi le sue responsabilità, smettendo per esempio di devastare la pesca in Senegal.
In assenza di Landini, segretario generale della Fiom, Rota ha toccato il tema scottante del trattamento dei lavoratori in occasione di Expo, con formule di volontariato lesive dei loro diritti e nuove, pericolose tipologie di contratti.
Monsignor Luis Infanti de la Mora, vescovo della Patagonia cilena, ha iniziato il suo intervento ricordando lo sterminio degli indigeni effettuato cento anni fa dagli inglesi, mentre oggi i nativi vengono uccisi attraverso il capitale, con l’impoverimento, l’esclusione e l’uso eccessivo delle risorse idriche. In Cile si privatizza tutto; in Patagonia Benetton possiede un milione di ettari e l’82% dell’acqua appartiene alla società ENEL. Depredare il sud del mondo non è solo un problema economico, ma anche culturale e spirituale. Togliere la vitalità ai popoli è una maniera di ucciderli.
Vittorio Agnoletto, di CostituzioneBeni Comuni, ha esordito citando Gandhi e illustrato con l’aiuto di slides lo strapotere delle multinazionali, responsabili di disuguaglianze che stanno causando una povertà crescente nel mondo. I problemi del pianeta non si risolveranno certo appoggiando chi ha creato questo disastro.
Monica Di Sisto, della campagna nazionale STOP TTIP, è tornata sul famigerato accordo, le cui trattative vanno avanti in segreto da tre anni e illustrato le iniziative di sensibilizzazione e denuncia in atto per contrastarlo (twitter, raccolta di firme, pressione sui politici, ecc).
Un rappresentante di Syriza ha poi ricordato che il punto fondamentale per Tsipras non è essere contro l’Europa o contro l’euro, ma salvare il sociale tassando i ricchi. Le vicende dell’ultima ora e la consultazione referendaria del 5 luglio saranno decisive per la Grecia che, come ricorda l’enorme scritta che campeggia dietro al parco, non è sola.
Verso la fine del convegno si è arrivati al tema dell’acqua come bene comune e diritto umano e non come merce. Una ricerca a livello internazionale ha evidenziato la decisione di ri-publicizzare la rete idrica a Parigi, Nizza, Bordeaux, Berlino, Budapest, Stoccarda, Johannesburg e in alcune città americane. Le popolazioni si sono rese conto che l’acqua privata era gestita male e aveva carenze e costi molto alti. Marco Job del Comitato Italiano Contratto Mondiale Sull’Acqua ha ricordato le vittoriose insurrezioni per l’acqua in Bolivia, Uruguay, Venezuela ed Equador e la risoluzione dell’ONU del 2010 che la definisce un diritto umano fondamentale. Eppure molti governi, compreso quello italiano, non rispettano le raccomandazioni dell’ONU e il voto popolare a favore dell’acqua pubblica. Ha poi toccato il tema critico della scarsità idrica e dell’aumento del fabbisogno d’acqua per usi produttivi e proposto nuove tecnologie per non sprecarla e difenderla.
Il land grabbing ha come fedele amico il water grabbing; ancora una volta, si sottolinea l’importanza della comunità locale, che ha il diritto e dovere di garantire il sistema idrico, per combattere questo fenomeno. Alex Zanotelli, missionario comboniano, attivista e uomo di fede, vive tematiche quali il diritto all’acqua e l’impegno contro le armi e le guerre come una missione che lo impegna dovunque si trovi.
Eleonora Forenza, parlamentare europea eletta con l’Altra Europa con Tsipras, ha ripreso il tema del TTIP, definendolo il cavallo di Troia delle multinazionali per condizionare il processo normativo, eliminare i diritti e abbassare tutti gli standard. Dopo aver citato alcune realtà italiane, come le trivellazioni in Basilicata, ha aggiunto una nota di speranza tratta dal film “Pride”, (in onore del Gay Pride che si stava svolgendo proprio in quel momento nelle vicinanze), ricordando la lotta comune di minatori, gay e lesbiche in difesa dei propri diritti.
Emilio Molinari, di CostituzioneBeni Comuni, fondatore del movimento dell’acqua, ha concluso il convegno ricordando tutte le tematiche affrontate dalla folta squadra di ospiti e ripercorrendo i momenti salienti di questa vasta opera di sensibilizzazione.
La sintesi forse migliore di questa intensa due giorni si può trovare nel messaggio inviato dal Brasile da Joao Pedro Stedile di Via Campesina internazionale. “Ci uniamo a tutte le voci di questo Convegno alternativo di Milano, per dire che l’EXPO 2015 è l’esposizione del profitto e della morte. E’ l’EXPO dell’esibizionismo di una mezza dozzina di multinazionali, che lo usano come propaganda ideologica per giustificare e legalizzare il loro modello che concentra, esclude, si impadronisce di tutti gli alimenti del mondo ed elimina le abitudini culturali dei popoli. Non dobbiamo scoraggiarci davanti alla dimensione del potere economico.”
Paola Mola