Siamo profondamente turbati per la notizia del possibile avvio di un’azione disciplinare nei confronti del pm nel processo Diaz e vogliamo dire ai ministri Alfano e Orlando e allo stesso capo della polizia che dovrebbero essere grati al dottor Zucca per l’enorme contributo che egli ha saputo dare in questi anni alla credibilità delle nostre istituzioni.
Il dottor Zucca, con i colleghi che lo hanno affiancato nelle inchieste e nei processi, è stato un esempio di lealtà e valore professionale, come le sentenze sul caso Diaz e il pronunciamento della Corte Europea per i Diritti Umani dimostrano al di là di ogni dubbio. Quelle sentenze hanno salvato l’onore delle nostre istituzioni, che si erano rivelate incapaci di riconoscere le proprie responsabilità e di schierarsi dalla parte dei cittadini sottoposti a tortura.
Mentre alcuni tentavano di fermare le inchieste e di ostacolare i processi o voltavano la testa dall’altra parte, pur sapendo quanto la vicenda Diaz sia stata lesiva per l’immagine della polizia italiana agli occhi del mondo, il dottor Zucca e i suoi colleghi hanno lavorato per accertare le responsabilità di ciascuno e garantire l’esercizio dell’azione giudiziaria, rendendo così un servizio fondamentale al nostro paese e ai suoi cittadini.
L’onore della polizia, perduto nella notte della Diaz e per le falsificazioni sistematiche che sono seguite, si tutela solo attraverso la trasparenza, l’assunzione di responsabilità, il rispetto delle sentenze e degli impegni internazionali. Non ci sono altre strade. Il silenzio, il rifiuto delle critiche, le promozioni degli indagati, la protezione indiscriminata garantita agli imputati, gli ostacoli frapposti all’esercizio dell’azione giudiziaria hanno arrecato un grave danno all’immagine della polizia italiana.
Le sentenze hanno offerto l’occasione per invertire la rotta e rivolgersi ai cittadini a testa alta, prendendo i provvedimenti che il dottor Zucca ha sollecitato – e noi con lui – nei suoi recenti interventi, a partire dalle chiare e perentorie indicazioni della Corte di Strasburgo, messe nero su bianco non più tardi di due mesi fa, con giudizio unanime dei sette giudici europei.
Se la risposta a queste sacrosante valutazioni e richieste fosse l’avvio di un procedimento disciplinare per il magistrato che ha osato ricordarle, ci troveremmo di fronte a un ulteriore, gravissimo arretramento; sarebbe un attacco ingiusto e immotivato a un fedele funzionario dello stato, a un magistrato che ha saputo svolgere il suo compito con onore e lealtà, in condizioni di straordinaria difficoltà.
Siamo allarmati per l’iniziativa del ministro Alfano e del capo della polizia Pansa, un atto privo di presupposti che conferma indirettamente quanto siano fondati i limiti evidenziati dalla stessa sentenza di Strasburgo, perciò esprimiamo la nostra più profonda solidarietà e gratitudine al dottor Zucca.
Lorenzo Guadagnucci, Enrica Bartesaghi, Vittorio Agnoletto