Aerei della coalizione a guida saudita stanno effettuando bombardamenti a tappeto su Saada, roccaforte dei ribelli houthi nel nord del paese. Lo riferiscono fonti concordanti sulla stampa localem, secondo cui i raid – che hanno per obiettivo i centri di comando nella zona di Bani Maaz – avrebbero raso al suolo una fabbrica di mine nel quartiere vecchio di Saada e un centro di comunicazioni nell’area di Mothalath.
Residenti nella zona hanno dichiarato inoltre che i bombardamenti avrebbero danneggiato la tomba del fondatore del movimento Hussein al Houthi.
Pesanti bombardamenti sono in corso anche nell’ovest della provincia settentrionale, al confine saudita, dove almeno 13 civili sarebbero morti in un raid nella provincia di Hajja. In un raid di un drone americano, secondo quanto riferisce Site, noto sito di intelligence americano sui gruppi jihadisti, sarebbe caduto in queste ore anche Nasser bin Ali al-Ansi, leader di Al Qaida nella Penisola Araba (Aqap), che aveva rivendicato l’attacco a Parigi contro la sede di Charlie Hebdo lo scorso 7 gennaio.
È in questo scenario che è arrivata ieri – durante una conferenza stampa congiunta con il segretario di Stato Americano John Kerry – la proposta saudita di un cessate-il-fuoco di cinque giorni per consegnare beni di prima necessità alla popolazione. “Il regno ritiene che possa esserci un cessate il fuoco di cinque giorni nello Yemen per coordinare con le organizzazioni internazionali la consegna di aiuti umanitari”, ha dichiarato il capo della diplomazia saudita Adel al Jubeir. Dal canto suo, Kerry ha precisato che si tratta di una tregua “condizionata”, perché i ribelli Houthi “devono impegnarsi a rispettarla, sfruttando questa opportunità”.
Tre giorni fa i ribelli houthi avevano lanciato dei razzi in territorio saudita provocando cinque vittime nella provincia di Najran.