Un incontro di discussione sui fucilati e decimati durante il grande massacro del 15 18 è stato organizzato a Rovereto, il 4-5 maggio dal Museo Storico Italiano della Guerra. Il depliant che lo presenta dice: ” In questi mesi l’ opinione pubblica ha scoperto i soldati italiani fucilati durante la Prima guerra mondiale e si e’ interrogata su questa tragedia. Per l’ Italia tanta attenzione e’ un fatto nuovo. Mentre in Italia si apriva il centenario della Grande Guerra, il nostro Paese cominciava a parlare di un tema sino a quel momento obliato, conosciuto solo dagli specialista e dai discendenti di chi aveva subito quella terribile esperienza. Durante la Prima Guerra Mondiale tutti i paesi belligeranti adottarono rigidissimi sistemi di disciplinamento e di giustizia militare per controllare l’ opinione pubblica e regolare la vita dei combattenti al fronte. Ciò originò ovunque, ma con modalità e tempi diversi delle esecuzioni, talora come esito di processi e spesso come esito di fucilazioni sommarie, una pratica che ripugna alla mentalità contemporanea. Ma sappiamo tutto di quelle fucilazioni e di quei fucilati? Da qui la proposta di un incontro di discussione per ricordare la necessita di una conoscenza storica precisa e critica relativa a queste vicende e in generale alla storia che cento anni fa vissero, con o senza divisa, la Grande Guerra”
All’ incontro hanno partecipato diverse persone, storici, Irene Guerrini e Marco Pluviano,Luca Boschetti, sindaco di Cervignano e lo scrittore Paolo Rumiz, per esempio. I temi affrontati durante i lavori e la discussione pubblica sono stati moltissimi, dai fucilati in Francia a un fucilato trentino con la divisa dell’ esercito austro ungarico. Paolo Rumiz ha parlato anche di oltre centomila trentini e giuliani che combatterono per l’Impero austroungarico, di cui erano ancora sudditi. Si mossero verso il fronte russo quando ancora ci si illudeva che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propagò in tutta Europa, il fronte orientale scivolò nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Ma soprattutto sembra come i fucilati e decimati essere cancellato e censurato dal presente e dal centenario del grande massacro, come se a quel fronte e ad anche a quei soldati fosse negato lo spessore monumentale della memoria.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un appello al convegno dove, tra l’ altro, afferma: ” La memoria di quei mille e più italiani uccisi dai plotoni di esecuzione interpella oggi la nostra coscienza di uomini liberi ed il nostro senso di umanità.”
In questi mesi molte sono state le iniziative a favore della riabilitazione dei fucilati e decimati. Sono state raccontate in un articolo apparso su Pressenza d In occasione del 25 aprile l’ appello al quale Pressenza e La Storia, Le Storie di Pordenone hanno dato rilievo e’ stato inviato con centinaia di adesioni al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro della difesa Pinotti con centinaia di adesioni. La diffusione dell’ appello e la raccolta di adesioni continuerà fino al conseguimento dell’ obiettivo. Va inoltre messo in rilievo che questo appello bolla la prima guerra mondiale come grande massacro contro i popoli e di conseguenza e’ contro tutte le guerre e gli armamenti.
A livello istituzionale oltre una commissione di studi sul tema istituita dal Mnistro della Difesa Roberta Pinotti, in comissione difesa si sta discutendo una proposta di legge firmata da una ventina di parlamentari del Partito Democratico; questa legge ha un limite prevede la riabilitazione per quei soldati fucilati con una chiara sentenza di un tribunale militari. Molte esecuzioni furono sommarie e la riabilitazione deve includere anche questi soldati. Compito di chi si sta battendo per la riabilitazione e’ contattare i firmatari di questa legge, tutti i parlamentari possibili, perché questa legge venga corretta prima di un’ approvazione definitiva.