Nel momento in cui la conferenza di revisione del TNP (Trattato di non proliferazione nucleare) si avvia a conclusione senza riuscire a trovare unanimità di intenti, la tempistica di questi test missilistici manda un pessimo messaggio.
Gli USA hanno programmato per le prime ore del 20 maggio scorso il lancio di un missile balistico intercontinentale Minuteman III dalla base aerea di Vandenberg, in California.
E cioè tre giorni prima della fine della conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione (TNP) che si sta svolgendo a New York presso le Nazioni Unite. Scopo di questa conferenza, tenuta ogni cinque anni e alla quale partecipano la maggior parte delle nazioni e centinaia di ONG da tutto il mondo, è verificare e implementare il Trattato di non proliferazione, unico impegno vincolante al disarmo nucleare esistente in un trattato multilaterale. La speranza è che la conferenza produca proposte concrete e fattibili per un disarmo nucleare globale.
Alla conferenza di quest’anno, decine di nazioni hanno chiesto con forza agli Stati Uniti e alle altre nazioni militarmente nucleari di togliere ai loro armamenti lo status di grande allerta e proseguire urgentemente i negoziati per il disarmo. Anziché dare ascolto a questa ragionevole richiesta, gli USA hanno scelto di testare un missile da allerta massima da una base su terra ferma.
Rick Wayman, direttore del Programs and Operations presso la Nuclear Age Peace Foundation (NAPF), ha sottolineato: “Condurre un test nucleare, in particolare in questo momento, manda un chiaro segnale alla comunità internazionale, e cioè che gli Stati Uniti pensano di poter continuare a possedere armi nucleari indefinitamente e impunemente.”
Il comando generale dell’Air Force ha dichiarato in un comunicato che il programma di lancio del missile ICBM (Intercontinental Balistic Missile) serve a verificare e validare l’efficacia, la prontezza di risposta e l’accuratezza del sistema di armamento. Tuttavia, proprio il momento scelto per l’esperimento manda un chiaro segnale al mondo: gli USA continuano a fare affidamento su questo tipo di armi nelle loro politiche militari.
David Krieger, presidente del NAPF, afferma: “I funzionari della base di Vandenberg dicono che lo scopo del test è “validare e verificare efficacia, prontezza e accuratezza del sistema“. In altre parole, l’efficacia, la prontezza e l’accuratezza di un sistema di armamento in grado di distruggere la civiltà e la specie umana. Anziché lanciare missili, gli Stati Uniti dovrebbero guidare i negoziati per liberare il mondo da queste armi di annientamento di massa”.
La conferenza di revisione del NTNP del 2010 aveva prodotto un piano d’azione che, al tempo, era stato sottoscritto da tutti i paesi coinvolti. Inclusa in questo piano era una promessa da parte sia degli Stati Uniti che degli altri paesi militarmente nucleari di “tenere in considerazione l’interesse degli stati non nucleari ridimensionando lo status operativo dei sistemi di armamenti nucleari in modi atti a promuovere stabilità e sicurezza”.
Krieger sottolinea quindi: “Chiaramente questo lancio sperimentale di un missile balistico intercontinentale Minuteman II da parte degli USA deve essere interpretato come una plateale mancanza da parte degli Stati Uniti nel ridimensionare lo status operativo dei suoi sistemi di armamento nucleare. Questo test mina ulteriormente la stabilità internazionale, mentre le politiche degli USA continuano a minacciare la sicurezza dei cittadini americani e del mondo intero”.
Traduzione dall’inglese di Giuseppina Vecchia per Pressenza