Il Jobs Act non è soltanto un insieme di norme di legge, ma anche un manifesto politico, un incitamento governativo ad aggredire i diritti e le libertà dei lavoratori e delle lavoratrici. Non a caso il suo fatto costituente è stato lo scontro frontale, deliberatamente ricercato, con le organizzazioni sindacali, anche con quelle più collaborazioniste e persino quando non sarebbe stato necessario. E così, non può sorprendere che il Jobs Act produca effettivi anche al di là della sua sfera d’applicazione formale, come sta succedendo in questi giorni alla Novelis Italia Srl di Pieve Emanuele (MI).
Infatti, venerdì scorso, cioè il 15 maggio, la direzione aziendale ha licenziato in tronco Giuseppe Andreula, storico delegato sindacale della Fiom. Il motivo? Un’animata discussione tra colleghi che ha visto partecipe Andreula e la conseguente accusa della direzione aziendale di “colpevole condotta inurbana” e di “pervicace volontà di non attenersi ai doveri di obbedienza e diligenza”. È palese che si tratta di un pretesto e che il motivo vero sta nella volontà aziendale di liberarsi di un delegato sindacale scomodo e combattivo. Chissà, magari in vista di qualche piano di ristrutturazione.
Insomma, il solito e vecchio gioco di spezzare la resistenza degli operai, ma la novità consiste nel fatto che ora si procede con una disinvoltura inquietante, che fino a qualche anno fa era impensabile. Infatti, Andreula non ha il nuovo contratto “a tutele crescenti”, che non prevede la tutela del reintegro in caso di licenziamento illegittimo, bensì il “vecchio” contratto a tempo indeterminato, che prevede l’articolo 18 e il reintegro, sebbene nella versione manomessa del governo Monti. Ma, appunto, l’aria che tira è questa, ci si prova, si va comunque allo scontro frontale, certi di trovare simpatia e legittimazione politica da parte di chi governa il paese.
La Novelis di Pieve, attiva nel settore della laminazione, ha 180 dipendenti e normalmente lavora a ciclo continuo. Da venerdì scorso, però, la produzione è ferma completamente, poiché gli operai sono scesi in sciopero immediatamente, appena si è saputo del licenziamento di Giuseppe. In altre parole, gli operai sono ormai al quinto giorno di sciopero e i cancelli della fabbrica sono presidiati permanentemente. La richiesta e semplice e precisa: il ritiro del licenziamento politico.
Esprimere la nostra solidarietà con Giuseppe Andreula e con gli operai della Novelis è un atto dovuto, comunque, perché si tratta di un licenziamento politico di un operaio, colpevole unicamente di fare bene il delegato sindacale. Ma alla luce del clima che si è creato con l’operazione Jobs Act e dell’ormai aperta aggressione a ogni forma di organizzazione e rappresentanza non collaborazionista dei lavoratori e delle lavoratrici, è ancora più necessario non lasciare soli gli operai della Novelis.
Se volete andare a trovarli, la fabbrica si trova in via Buozzi 12 a Pieve Emanuele. Inoltre, visto che lo sciopero è ormai al quinto giorno consecutivo, è stata attivata una cassa di resistenza. Eccovi le coordinate: CC 100000063661 intestato a Cral “Il rotolo”, presso Banca Prossima Intesa Sanpaolo, IBAN: IT29E0335901600100000063661, BIC: BCITITMX.