Vietata la parata nazifascista del 29 aprile e vietata la manifestazione antifascista convocata in piazzale Susa nella stessa giornata. E così, l’opacità e lo strabismo di Questura e Prefettura, cioè del Ministero degli Interni, fanno fare al sobrio Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la figura del temibile arruffapopoli. Già, perché in quello stesso 16 aprile i primi hanno deciso in sede di Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica di equiparare parata nazifascista e mobilitazione antifascista, vietando tutto in nome dell’ordine pubblico e dell’allarme sicurezza in vista di Expo, mentre il secondo ha accolto gli ex partigiani alla Camera e si è scagliato contro le “pericolose equiparazioni” fra i due campi in conflitto.
Beninteso, che a Milano venga risparmiato lo sfregio della parata nazifascista a pochi giorni dal 70° anniversario della Liberazione lo possiamo considerare senz’altro un fatto positivo. Anzi, l’obiettivo della mobilitazione promossa dai circuiti Milano: nazisti e razzisti, no grazie! e da Milano antifascista, antirazzista e meticcia era ed è proprio quello di impedire la parata nazifascista che ormai si tiene da anni il 29 aprile. E tutti sappiamo che, al di là delle motivazioni ufficiali di Questura e Prefettura, nella decisione ha avuto un peso decisivo la fermezza della mobilitazione antifascista, che in questi ultimi dodici mesi ha dimostrato in più occasioni di riuscire a tenere insieme determinazione rispetto agli obiettivi e capacità di costruire convergenza tra realtà diverse.
Ma proprio per questo non va abbassata la guardia e va mantenuta la mobilitazione. L’antifascismo istituzionale è ormai ridotto a poca cosa e se è soltanto questione di ordine pubblico e non di ordine costituzionale, democratico e morale, allora in quella giornata possono accadere molte cose, anche che alla fine i nazifascisti facciano lo stesso la parata. È per questo che bisogna confermare la nostra mobilitazione, perché alla fine l’unica garanzia siamo noi stessi, cioè gli antifascisti e le antifasciste milanesi. E poi, mica possiamo farci equiparare ai nazisti e ai fascisti, o no?
Non ci interessa certo contestare la commemorazione di Sergio Ramelli, ucciso il 29 aprile del 1975, perché chiunque ha il diritto di ricordare i suoi morti. Ma in questi ultimi anni il 29 aprile è diventato una cosa ben diversa, cioè una sorta di zona franca dove l’insieme dei gruppi militanti di estrema destra, di solito divisi, potevano inscenare tranquillamente una sorta di contro-25-aprile con tanto di scenografia nazifascista. Il problema è questo ed è questo non deve più accadere, che va impedito.
Giovedì 23 aprile, alle ore 21.00 ci troveremo all’Arci Bellezza, in via Bellezza 16A, per l’ultima assemblea cittadina in vista del 29 aprile. E lì decideremo come stare in piazza, per ribadire che Milano ama la libertà e non tollera alcuna parata nazifascista.