[Ricostruite a memoria queste sono alcune cose dette parlando a braccio il 21 aprile 2015 a Viterbo in piazza del Comune dinanzi alla prefettura in occasione della Giornata di mobilitazione nazionale per fermare la strage nel Mediterraneo]
Cinque storie io so.
Nella prima un uomo nudo e coperto di sale giunge naufrago in un’isola, ed il re di quell’isola non lo fa uccidere, non lo fa imprigionare, non lo fa torturare, non lo fa ricacciare in mare, ma lo ospita nella sua casa, gli dona i suoi vestiti, lo invita alla sua mensa, e dopo la cena gli fa ascoltare un cantore che racconta la storia di un uomo che e’ tutti gli uomini, la storia di un uomo che è Ulisse. E quel naufrago è Ulisse.
Nella seconda storia un prigioniero condannato a morte mentre già è nella fila dei destinati al carnefice si rivolge al re che assiste alle esecuzioni e gli dice: “Potente re, luce delle genti, siamo tuoi prigionieri, destinati a morte sicura, ma prima di farci uccidere di’ ai tuoi servitori che ci diano da bere; abbiamo sete, non negarci questo estremo sollievo”. Ed il re acconsente. Dissetatisi il prigioniero e i suoi compagni di sventura, egli ancora apostrofa il re: “Potente re, luce delle genti, ci hai dissetato, sazia anche la nostra fame, facci dare da mangiare”. Ed il re dispone che i condannati a morte siano anche sfamati. Ed allora il prigioniero: “Potente re, luce delle genti, prima eravamo tuoi prigionieri ma ora tu ci hai dissetato e ci hai sfamato, e quindi siamo ormai tuoi ospiti; ed essendo tuoi ospiti, salva dunque le nostre vite”. Ed il re salva loro la vita.
La terza storia è quella di un professore tedesco che con teutonica regolarità e cronometrica precisione ogni giorno alla stessa ora si reca da casa all’università e dall’università a casa. E mentre cammina per le strade di Koenigsberg Herr Professor Immanuel Kant pensa a come si possa realizzare la pace perpetua tra gli esseri umani, e questo ragionamento svolge: se la Terra fosse una distesa piatta e infinita, all’essere umano costretto dalla sofferenza e dalla persecuzione ad abbandonare la sua casa e il suo paese che si presentasse in una luogo ove altri esseri umani vivono, costoro potrebbero dire: qui ci siamo insediati gia’ noi, ma la Terra è infinita, spostati dunque ancora oltre e troverai dove abitare. Ma la forma della Terra è invece sferica, e se quel sofferente, perseguitato fuggiasco trovasse solo persone che gli negassero solidarietà e gli imponessero di proseguire il suo viaggio per trovare un luogo ove abitare, finirebbe per tornare al punto di partenza, dove vivere non può: ed allora, conclude il professore, quell’essere umano ha diritto di essere accolto dagli altri esseri umani e vivere con loro, e così salvare la propria vita. Pensa questo pensiero il professor Kant, e continua la sua passeggiata: e senza parere ha dato il suo contributo a rendere l’umanità più libera, più giusta, più umana.
La quarta storia è di uomini e donne usciti di pianto in ragione che scrivono insieme una legge che valga per sempre. Ed essendo uomini e donne che hanno conosciuto la persecuzione, la dittatura e la guerra, essendo donne e uomini che hanno conosciuto le bastonature delle squadracce e gli agguati dei sicari, le carceri e l’esilio, la deportazione e il Lager, essendo le donne e gli uomini della Resistenza al fascismo, queste donne e questi uomini scrivono nella legge della loro Repubblica che “L’Italia ripudia la guerra”; scrivono nella legge della loro Repubblica che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”; scrivono nella legge della loro Repubblica che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”. E quella legge che quelle donne e quegli uomini hanno scritto è la Costituzione della Repubblica Italiana, alla quale tutte le altre leggi italiane devono adeguarsi, e che è una buna legge, una legge buona. E quella legge dice: salva tutte le vite, nessun essere umano ti è estraneo, salva tutte le vite.
La quinta storia è la storia di un saggio cinese, di un sapiente ebreo, di un condannato a morte dall’imperialismo romano, e di innumerevoli altri uomini, di innumerevoli altre donne, che in tempi e luoghi infinitamente distanti tutte e tutti affermano questa medesima massima morale, questa stessa regola di condotta: “Tratta le altre persone come vorresti essere trattato tu; salva le altrui vite in pericolo come vorresti fosse salvata la tua; rispetta l’altrui dignità come vorresti lo fosse la tua; reca soccorso alle altre persone nel bisogno come vorresti che a te nel bisogno soccorso fosse recato”.
Vi è una sola umanità, in un unico mondo casa comune dell’umanità intera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.
Il primo dovere di ogni persona decente, ed a maggior ragione di ogni civile istituzione, è quello di salvare le vite.
C’è un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: è sufficiente che l’Unione Europea, che l’Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente.
C’è un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: è sufficiente che l’Unione Europea, che l’Italia, consenta a tutti gli esseri umani in fuga dalla fame, dalla guerra, dall’orrore e dalla morte di giungere in modo legale e sicuro ove trovare scampo, accoglienza e assistenza.
C’è un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: è sufficiente che l’Unione Europea, che l’Italia, metta a disposizione degli innocenti in pericolo mezzi di trasporto pubblici e gratuiti che li traggano in salvo.
C’è un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: è sufficiente che l’Unione Europea, che l’Italia, permetta a tutti gli esseri umani costretti a lasciare le loro case e le loro terre di poter giungere in modo legale e sicuro ove siano accolti ed assistiti, con mezzi di trasporto pubblici, legali, idonei, e trovando infine soccorso, accoglienza, assistenza e rispetto nel nostro continente, nel nostro paese.
C’è un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: è sufficiente che l’Unione Europea, che l’Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto alla vita; soccorrendo ed accogliendo gli innocenti in fuga, ed insieme cessando di fare le guerre, cessando di rapinare interi continenti, cessando di alimentare dittature, mafie e terrorismi, cessando di praticare razzismo, colonialismo e imperialismo, cessando di devastare la biosfera.
Fermare la strage nel Mediterraneo è possibile. Annientare le mafie dei trafficanti è possibile. Salvare tutte le vite a rischio di naufragio è possibile.
È sufficiente che l’Unione Europea o almeno l’Italia consentano l’ingresso legale e sicuro nel nostro continente e nel nostro paese, viaggiando con mezzi di trasporto pubblici e idonei, a tutte le persone in fuga dalla fame, dalla guerra, dall’orrore, dalla morte.
È sufficiente che l’Unione Europea o almeno l’Italia rispettino quanto è proclamato solennemente nella Costituzione della Repubblica Italiana, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, nella Dichiarazione universale dei diritti umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo
Parole dette a Viterbo, in piazza del Comune dinanzi alla prefettura, il 21 aprile 2015