In Toscana sul fronte della casa finalmente si comincia a respirare aria nuova, la Regione Toscana il 16 Marzo scorso ha approvato una delibera contenente le “Linee guida di indirizzo per la sicurezza nei cantieri di autocostruzione ed autorecupero“.
Questa delibera, per la prima volta sul territorio italiano, riconosce la figura dell’autocostruttore semplice, non inquadrato all’interno di una cooperativa.
L’associazione di volontariato “ARIA” insieme a molte altre associazioni che si sono battute in Toscana per l’approvazione di questa legge commentano positivamente la notizia definendolo come un “evento molto importante che ha una grande rilevanza sociale”.
“Il diritto alla casa è riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, ma l’accesso all’alloggio resta di fatto precluso a larghe fasce di popolazione a basso reddito ed è qui che l’autocostruzione potrebbe svilupparsi come pratica a supporto dell’edilizia popolare tradizionale”, spiega l’associazione ARIA Familiare. “Il totale disinteresse fino ad oggi a riconoscere ed incentivare l’autocostruzione familiare è un fenomeno singolare e tutto italiano poichè in gran parte degli stati europei è possibile autocostruire: in Francia in aree extraurbane si possono autocostruire edifici fino a 169 metri quadrati seguendo semplicissime regole e dotandosi di adeguate coperture assicurative; esistono associazioni e scuole che supportano la formazione.”
L’associazione, prosegue definendo bene cosa s’intende per autocotruzione: “Per autocostruzione familiare si intendono piccoli interventi con un piccolo gruppo di autocostruttori, cioè una famiglia o un gruppo di amici; è da distinguere rispetto all’autocostruzione organizzata ed assistita che utilizza la forma consociativa della cooperativa e spesso riguarda interventi su scala più grande. I principi che sottostanno all’autocostruzione familiare sono quelli della sostenibilità sociale ed ambientale.”
La Toscana così diventa la prima regione in Italia che di fatto riconosce la possibilità di autocostruirsi la propria abitazione. Oggi in Italia ad eccezione della Toscana chi vuole autocostruirsi la propria casa tramite l’aiuto di amici e parenti oppure grazie ad una rete di aiuto volontario non può farlo in modo legale se non inquadrando l’autocostruttore all’interno di forme associative molto costose, come ad esempio l’istituzione di una cooperativa di costruzione che non si adatta alle possibilità economiche di piccoli gruppi d’autocostruttori o per esempio alla realizzazione di piccoli interventi quali una casa monofamiliare.
Come detto all’inizio l’approvazione di questa legge, non è casuale bensì è frutto del costante lavoro di Associazioni che fanno capo alla Rete Toscana dell’Autocostruzione, di cui fanno parte: A.R.I.A. Familiare (Associazione Rete Italiana Autocostruzione Familiare) – ACF Toscana – A.S.F. Italia (Architetti Senza Frontiere) – Associazione Basilico – La Città Bambina – Cohousing in Toscana – Edilpaglia (Associazione Italiana Edilizia in Paglia) – GAS Colle Quarrata – La Fabbrica del Sole Onlus – R.I.V.E. (Rete Italiana Villaggi Ecologici); tutte realtà volontarie inquadrate all’interno del CESVOT (Centro Servizi Volontariato Toscana). La finalità della Rete è quella di promuovere e sostenere l’interesse per le nuove forme dell’“abitare” ed in particolare per l’abitare sostenibile, partecipato e autentico, dove forte è la volontà di integrazione e interazione con il territorio inteso sia come spazio fisico-ambientale che come luogo aperto di relazioni.
“Partendo da questo obiettivo le nostre associazioni si stanno occupando di offrire la possibilità, a coloro che lo desiderano, di poter realizzare la abitazione o comunità o sede sociale o ambiente associativo di socialità/di pubblica utilità/servizio, con la maggior autonomia possibile e contenendo i costi per la costruzione o il recupero di un immobile ricorrendo al lavoro di volontari delle stesse realtà associative. In questo senso abbiamo individuato, nella strada dell’autocostruzione e dell’autorecupero “familiare”, un percorso utile a raggiungere lo scopo.”
“L’autocostruzione o autorecupero “familiare”, prosegue l’associazione ARIA “consiste nella costruzione (o nel recupero) di una o più unità immobiliari, grazie al lavoro della famiglia “committente” (quella che andrà ad abitarci) coadiuvata da un gruppo di amici-volontari. Questo stile di autocostruzione si distingue sia dalla “economia diretta”, che per norma limita il coinvolgimento nei lavori al solo soggetto promotore (e che quindi può essere utilizzata solo per interventi di entità assai modesta), sia dalla autocostruzione “assistita e organizzata”, esperienza di autocostruzione ormai consolidata, che si basa sulla possibilità di realizzare o recuperare una costruzione da parte di soci-lavoratori di una cooperativa formalmente costituita, con tutti gli oneri a questo connessi (la quale quindi, per sua natura, si rivolge ad interventi su scala piuttosto ampia). L’autocostruzione “familiare”, in sintesi, è nata per dare la possibilità a piccoli gruppi di persone, di poter costruire o ristrutturare, principalmente grazie al proprio lavoro e a quello di amici-volontari, la loro abitazione.”
In sintesi , questa Rete di Volontari, si prefigge quindi di chiarire ed integrare la pratica di autocostruzione abitativa al fine di renderla praticabile alla popolazione ed anche di estenderla ad altre associazioni di volontariato che desiderino usarla per la realizzazione di edifici conformi ai propri fini statutari ricorrendo alla collaborazione dei propri volontari.
Si spera adesso che anche altre Regioni possano realizzare una legge simile, permettendo così la costruzione della propria abitazione tramite l’aiuto di amici, parenti oppure grazie ad una rete di aiuto volontario.
Il diritto alla casa, serve ricordarlo, è uno dei diritti fondamentali dell’essere umano, riconosciuto come tale dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e ripreso anche negli Art.14 e 30 della nostra Costituzione Italiana.
L’approvazione di una legge quadro che sancisse il diritto all’autocostruzione della propria abitazione su tutto il territorio italiano, non solo permetterebbe a molte famiglie in difficoltà di poter usufruire a costi contenuti di un diritto fondamentale, come quello della casa, ma in prospettiva, a medio e lungo termine s’impedirebbero anche forme di speculazione ed edilizia selvaggia che hanno caratterizzato la storia del nostro paese dal dopoguerra in poi.
La speculazione edilizia è stata possibile proprio grazie al quadro legislativo italiano, che da sempre ha consentito ai grossi costruttori (spesso persino in odore di mafia) o alle cooperative edili, un canale privilegiato con la possibilità di realizzare grossi volumi, spesso di qualità scadente, su cui poi fare speculazione facendo leva sul bisogno della gente di avere un tetto sulla testa.
Un quadro legislativo, quello italiano, che in materia edile potremmo tranquillamente definire “connivente” e tollerante verso i grandi speculatori e sordo e intransigente verso i bisogni delle persone, delle famiglie e del loro diritto alla casa. E’ stato proprio grazie a questo tipo di politiche, che nel tempo si sono realizzati i peggiori scempi del territorio, fiumi di cemento (come esposto nel dossier di Legambiente Cemento SPA) su cui hanno spesso prosperato mafie e speculatori della peggior specie, e che hanno portato ad una situazione paradossale, ovvero milioni di metri cubi di volumi edili non utilizzati a fronte di milioni di persone che oggi, ancora più di ieri, non hanno il diritto ad avere un tetto sulla testa.
Una legge e una nuova normativa italiana che permetta il diritto all’autocostruzione della propria abitazione, potrebbe di fatto sgombrare il campo da molti equivoci, limitare il potere dei grandi costruttori, quello della mafie che da sempre con la speculazione edilizia si sono arricchite, contenere infine il protrarsi di danni e scempi del nostro territorio di grandi proporzioni, agevolando invece uno dei bisogni fondamentali di cittadini e famiglie.