Sono trascorsi ormai 45 anni da che un senatore americano, pieno di buona volontà, proponesse il 22 aprile come giorno dedicato alla Terra: The Earth Day.
L’inquinamento va avanti come nulla fosse, i cambiamenti climatici avanzano, gli OGM invadono i campi, le armi si fanno vieppiù sofisticate, l’incombenza di una prossima guerra mondiale combattuta a colpi di atomiche diventa sempre più plausibile…Forse c’era meno da preoccuparsi per il futuro del pianeta nel 1970… allorquando il senatore Gaylord Nelson, il 22 aprile, invitò alla mobilitazione per la salvezza del nostro pianeta.Ma almeno la scelta della data sembra appropriata. Infatti durante la rivoluzione francese questo mese fu denominato “Germinale”. Nella tradizione del nord america, presso gli indiani Lakota, questa era la stagione della “Luna del Vitello nuovo”. Nel calendario arcaico mediterraneo Aprile era il mese dedicato alla Dea Aphrodite, da cui etimologicamente la radice etrusca “apru”. Da ciò ne consegue che Aprile è il mese dedicato a Venere, Dea dell’amore e Madre di Roma, come Marte fu il padre. Il 20 aprile il sole lascia il combattivo Ariete ed entra nel pacifico Toro. Tra il 21 ed il 22 aprile si festeggiava nell’antica Roma la festa Parilia, dedicata a Pales dea italica protettrice dei pascoli, in questi giorni con le ceneri di un fuoco di paglia e stoppie si purificavano i pascoli e le greggi ed il 23 aprile veniva celebrata dal “flamen diale” la festa in onore di Giove. Con questa messe di celebrazioni non si capisce da dove sorga il detto “Aprile dolce dormire…” forse i celebranti esausti di libagioni e banchetti desideravano riposare nel tiepido sole del meriggio, in compagnia delle loro compagne. Il 25 aprile nell’antica Roma in questo giorno ricorrevano le celebrazioni “Robigalia” in onore di Robigas, la Dea della ruggine delle messi, le si offrivano sacrifici incruenti affinché proteggesse le messi da parassiti e malattie.Eppure l’istituzione della “Giornata della Terra” rappresentò uno stimolo culturale formidabile: un gran numero di persone — giornalisti e studenti, professori e comuni cittadini — si misero a pensare, a leggere, a scrivere, a parlare di ecologia. I cristiani si ricordarono che San Francesco aveva spiegato che gli esseri umani e gli animali e le parti inanimate della natura, come l’acqua e il fuoco, erano tutti “prossimo”, fratelli da trattare con rispetto e amore… etc. etc.
Se vogliamo che la vita su questa Terra possa essere possibile anche per i nostri figli e nipoti è giunto ora il tempo di scelte improcrastinabili, legate all’alimentazione, al tipo di beni di consumo utilizzati, al nostro approccio generale nei confronti della vita. Il riconoscimento del valore del nostro habitat è semplicemente necessario in quanto noi non siamo separati dalla Terra, che usiamo così brutalmente, ma parte di essa. Tutto ciò che vien fatto di male a lei lo facciamo a noi stessi.
Approfittiamo quindi di questo 22 aprile 2015 per impegnarci con noi stessi, con proponimenti definitivi, a non offendere più la vita che Dio ci ha dato! E chi non crede in Dio sostituisca la parola con “natura” e sia pace nei nostri cuori.
Paolo D’Arpini
Circolo Vegetariano VV.TT. – Treia