“Alta partecipazione” – attorno all’85% – e “buon comportamento della cittadinanza” hanno reso le elezioni regionali e locali di domenica “un successo” a detta del Tribunale supremo elettorale (Tse).
Ma il governo festeggia a metà. Il Movimiento Al Socialismo (Mas) del presidente indigeno Evo Morales ha infatti vinto conquistando 300 municipi – dei 399 che si contano in Bolivia – nonché sei dei nove governatori (altri due si decideranno al ballottaggio; ma ha perso terreno soprattutto nelle grandi città, come La Paz, El Alto, Santa Cruz, Oruro, Tarija e Cochabamba, quest’ultima la regione in cui Morales avviò la sua carriera come leader dei ‘cocaleros’ (produttor di foglia di coca) negli anni Novanta.
E il presidente non ha nascosto la delusione: “Deploro molto che abbiamo perso a La Paz” ha detto, definendo “preoccupante” anche la batosta di El Alto, storicamente i suoi due feudi elettorali.
Allo stesso tempo, si è detto “molto ottimista e molto contento” in attesa della diffusione dei dati definitivi. In merito alle polemiche sollevate dalle sue dichiarazioni in campagna elettorale – aveva detto che non avrebbe fatto investimenti pubblici nelle aree in cui si sarebbe affermata l’opposizione – si è difeso affermando che “quando si danno risorse agli oppositori questi non terminano le opere intenzionalmente per poter dare la colpa a me”.
Esercitare il voto è un obbligo in Bolivia e il non farlo è pesantemente sanzionato.