Parliamo con Patrizia Pappalardo, presidente dell’associazione “Centro internazionale delle culture Ubuntu” di Palermo, della straordinaria esperienza che da anni coinvolge decine di bambini.
Come e quando nasce Ubuntu?
Il progetto UBUNTU è un’associazione di volontariato nata nel 2006 nel cuore del quartiere di Ballarò. Seguendo la filosofia africana dalla quale prende il nome, basata sulla lealtà, la benevolenza verso il prossimo e il rispetto degli altri, si pone l’obiettivo di aiutare le famiglie di immigrati che vivono e lavorano sul territorio palermitano.
Il supporto di UBUNTU alle famiglie si concretizza nell’occuparsi ogni giorno dei loro figli e permettere loro di svolgere serenamente il proprio lavoro, con la consapevolezza che c’è un gruppo di persone che si occupa dei bambini come se fossero loro: dall’andare a prenderli a scuola, al pranzo, al doposcuola, al gioco, allo sviluppo della loro creatività, etc. Grazie al contributo ed al sostegno morale, umano e concreto di tante persone ed associazioni, oggi finalmente UBUNTU è una realtà umanamente e logisticamente accogliente, che culla, protegge, cresce ed educa i bambini palermitani di tutti i colori.
Come si è sviluppato il progetto in questi anni?
Attraverso un tam tam di amore, solidarietà e fiducia, con il sostegno di un’ampia rete sociale, il centro in tutti questi anni è cresciuto, cambiando anzitutto locale e offrendone uno molto più grande, in modo da potere accogliere altri bambini. Ha anche partecipato a svariati progetti comunali e regionali, radicandosi sempre più nel territorio palermitano.
Inoltre il centro è pian piano diventato un ponte di dialogo e d’incontro tra la scuola e le famiglie, aiutando entrambe le parti a superare l’ostacolo dell’incomprensione linguistica.
Quali servizi offrite?
I servizi principali sui quali fa leva il centro sono il baby parking, la ludoteca e il doposcuola. Sono attivi inoltre la biblioteca e vari sportelli come quello legale, quello per il supporto psicologico e per la genitorialità e quello medico, che comprende pediatri e dentisti.
Com’è il rapporto con i genitori dei bambini e con i vicini?
UBUNTU ha creato fin dall’inizio le condizioni per realizzare un clima sociale positivo nella vita quotidiana, individuando forme di accoglienza, inserimento, aiuto reciproco, iniziative individuali e di gruppo. Abbiamo anche voluto dare vita a un ambiente educativo e di apprendimento che permetta a ogni bambino di inserirsi attivamente nel contesto relazionale, di comprendere l’importanza di rispettare gli altri e al contempo di essere rispettato e accettato.
Per educare alla convivenza democratica, utilizziamo il dialogo e la reciprocità come elementi fondamentali per la costruzione di rapporti umani positivi e promuoviamo la partecipazione di ognuno al bene comune.
Il rapporto oggi è positivo, ma per arrivarci i volontari del centro hanno dovuto realizzare un lavoro lungo e duro; la fase iniziale di integrazione tra i bambini immigrati e le loro famiglie e la gente del posto non è stata facile. Oggi UBUNTU permette un vero, spontaneo e gioioso processo di integrazione tra popoli e genti che passa attraverso i bambini. Crescono insieme quotidianamente e stanno già ponendo le basi per la società alla quale noi tutti aspiriamo.
Com’è il rapporto con il Comune di Palermo?
Fin dall’inizio c’è stato un ottimo rapporto di collaborazione con l’Ufficio Nomadi e Immigrati del Comune di Palermo e con tutti gli enti istituzionali e non che si occupano delle problematiche dei cittadini immigrati.
Quali immagini avete per il futuro di Ubuntu?
L’obiettivo primario del lavoro educativo è quello di accompagnare e sostenere i bambini durante il percorso di crescita sul piano cognitivo, culturale, sociale, emozionale e personale, fornendo loro gli strumenti per affrontare in modo positivo le incertezze e i cambiamenti che inevitabilmente si presenteranno durante le fasi di crescita.
Ci auguriamo che in futuro tutti questi bambini possano diventare dei grandi uomini e delle grandi donne, portandosi dietro tutti gli insegnamenti appresi in questi anni.
Cosa vorreste si sapesse di questa esperienza?
La realtà dei centri che come Ubuntu si occupano di dare sostegno alle famiglie immigrate e ai loro bambini è una realtà problematica, un ambito nel quale i disagi interessano non solo l’utenza e le loro famiglie, ma anche chi si impegna offrendo il proprio contributo. Attraverso questa esperienza si può conoscere una realtà nuova che ci arricchisce, dalle peculiari caratteristiche, una dimensione all’interno della quale ogni piccolo e banale gesto assume un valore importante.