Il 13 e 14 febbraio in tutto il mondo verrà celebrato il “Fossil fuel divestment day”, due giornate dedicate a sensibilizzare governi e cittadini alla necessità ormai inderogabile di abbandonare le fonti fossili e di disinvestire capitali e liquidità ancora impegnati in quella direzione. In Italia per ora è stato annunciato un appuntamento a Roma e sta nascendo una prima mobilitazione a Reggio Emilia.
articolo di Giovanni Fez
La parola è di per sé molto semplice: disinvestire è il contrario di investire. E in questo caso c’è un movimento globale (350.org) che da anni sta lavorando per accrescere la sensibilità nei confronti dei cambiamenti climatici e della necessità di intervenire drasticamente e radicalmente. La scelta che oggi viene sollecitata è quella di disinvestire dalle fonti fossili, spostando capitali e liquidità su ben altri fronti, compatibili con il pianeta. Così, per far crescere e sentire una unica voce in questa direzione, è stato lanciato il “Fossil fuel divestment day”, che in realtà coprirà due giorni, il 13 e 14 febbraio prossimi. “I combustibili fossili sono un rischio per gli investitori e per il pianeta – dicono i promotori dell’iniziativa – ecco perché sollecitiamo i governi a disinvestire dalle grandi società che si muovono in questo ambito”. Un esempio di campagna che sensibilizza al disinvestimento? Quella messa in atto durante l’apartheid in Sud Africa a metà degli anni ’80 del secolo scorso, quando solo negli Usa 26 governi statali, 22 contee e 90 città decisero di togliere i propri capitali dalle multinazionali che facevano affari con il governo del Sud Africa.
Cosa si chiede oggi per il clima? “Noi vogliamo che i leader istituzionali congelino immediatamente ogni nuovo investimento nelle società petrolifere o che operano nei combustibili fossili – dicono ancora i promotori – e vogliamo che nel giro di 5 anni cedano le loro quote e i fondi nelle società, private o pubbliche che siano, che hanno a che fare con questo ambito. Ci sono circa 200 società a capitale pubblico che posseggono gran parte delle riserve di carbone, petrolio e gas, quelle sono le compagnie dalle quali chiediamo a governi ed enti pubblici di uscire. Le nostre richieste sono semplici:
• Smettere immediatamente la ricerca di nuovi idrocarburi
• Far cessare le pressioni sugli Stati; le pressioni vengono fatte perchè vengano mantenuti i privilegi per le società del settore
• Lasciare nel sottosuolo almeno l’80% delle riserve per evitare ulteriori danni alla situazione climatica”.
Cosa può fare ognuno di noi
Innanzi tutto liberarsi di tutti gli investimenti eventualmente fatti in compagnie e società impegnate sul fronte dei combustibili fossili. Poi si può sottoscrivere l’appello che trovate su gofossilfree.org. Date un’occhiata sul sito per verificare quali mobilitazioni sono già state organizzate e se non ne trovate vicine a voi cercate di organizzarne una con le forze locali e fatelo sapere all’organizzazione.
“Le multinazionali che operano nei combustibili fossili – dicono ancora i promotori – sono sovravalutate. Stante anche il fatto che sempre più la comunità internazionale andrà a regolare e contenere le emissioni, è chiaro come il disinvestimento su questi fronti si rivelerà come un ottimo investimento a lungo termine”.
Intanto in Italia a Roma è già stato definito l’appuntamento
La Libera Accademia di Roma (LAR), l’Università Popolare dello Sport (UPS) e Sport Against Violence (SAV) aderiscono al Global Divestment Day organizzando una biciclettata in giro per Roma in compagnia di docenti di storia, arte e archeologia. Sarà possibile scoprire angoli inconsueti della città, lasciando a casa auto e scooter per sperimentare l’efficacia del migliore carburante possibile: noi stessi.
La biciclettata sarà organizzata in collaborazione con una ciclofficina popolare romana e sarà possibile noleggiare le bici sul luogo dell’appuntamento.
E qualche idea sta maturando anche a Reggio Emilia