“Se non troviamo un accordo sull’Ucraina l’unico scenario possibile è la guerra” E’ quanto ha dichiarato il Presidente francese Hollande al termine dei colloqui di oggi. Putin dal canto suo ha dichiarato fermamente “Non vogliamo percorrere la strada della guerra”. Angela Merkel invece sembra più possibilista di Hollande, almeno sull’idea di poter trovare una possibile soluzione alla crisi ucraina, anche se al termine dei colloqui di oggi, riferendosi all’ipotesi di un accordo con la Russia, ha riferito le seguenti parole, “Ci stiamo impegnando, ma non è detto che si possa trovare una soluzione efficace” La questione ucraina è sempre più delicata e rischia di esplodere senza controllo, coinvolgendo in prima linea l’Europa stessa, in caso di guerra fra NATO e Russia. In Ucraina intanto si continua a combattere. Nei giorni scorsi 8.000 soldati dell’esercito ucraino sono rimasti isolati e circondati dalle truppe separatiste nella zona Sud-Est del Dombass, vicino a Debaltsevo. Secondo fonti ancora non confermate, parrebbe inoltre che fra i soldati rimasti intrappolati, ci possano essere anche alcune unità della NATO. Se questa notizia fosse confermata, getterebbe una luce del tutto diversa sugli ultimi avvenimenti, spiegando anche il perché degli improvvisi colloqui, voluti d’urgenza da Obama e indetti in fretta e furia tra Hollande, la Merkel e Putin. I colloqui stanno andando avanti ininterrottamente da due giorni, purtroppo però senza buoni risultati. Da segnalare inoltre il fatto che Kerry, Segretario di Stato degli Stati Uniti che in questi giorni era impegnato sul fronte del Medio Oriente, è stato improvvisamente dirottato d’urgenza per affrontare la questione dell’Ucraina.
Nella questione ucraina, il ruolo dei falchi sembra essere giocato dalla Nato, che sta spingendo il piede sull’acceleratore per un intervento militare.
“L’Occidente non dovrebbe escludere «l’opzione militare in Ucraina e dovrebbe valutare la fornitura di equipaggiamento e armi all’esercito di Kiev, per fronteggiare i separatisti filorussi” Ad affermarlo oggi è stato il comandante delle forze Usa e Nato in Europa, il generale americano Philip Breedlove. Aggiungendo “Non credo che dovremmo precluderci la possibilità dell’opzione militare”.
Stoltenberg capo della NATO ieri aveva dichiarato: “La violenza sta peggiorando e la crisi si sta aggravando a causa del ruolo giocato da Mosca, questo è un momento molto critico per la sicurezza dell’Europa e del mondo”.
E mentre il conflitto in Ucraina s’intensifica, la NATO in questi giorni ha rafforzato con migliaia di truppe le basi ai confini dell’Europa Orientale, in primis nei paesi di Polonia, Romania, Estonia, Lituania e Lettonia .
Altri 30.000 soldati Nato sono in previsione di essere dislocati nei prossimi giorni ai confini Est europei.
La Russia in risposta ai movimenti di truppe della Nato, in questi giorni ha cominciato a schierare migliaia di riservisti lungo i propri confini con l’Ucraina e con l’Europa Orientale.
Il focolaio di guerra nel Sud-Est dell’Ucraina va avanti da diversi mesi ormai. Dopo una serie di accordi mai rispettati, in questi giorni i combattimenti sono riesplosi in tutta la loro violenza e la tensione è andata via via aumentando anche tra Stati Uniti, Europa e Nato da una parte e Russia da quell’altra.
I colloqui proseguiranno anche nella giornata di domani, si spera nell’interesse di tutti, con esito più fruttuoso. L’Europa sembrerebbe forse volersi svincolare dalla soluzione militare proposta dai falchi della NATO, ma per farlo dovrebbe avere la forza di affermare la propria indipendenza decisionale, almeno dovrebbe tentare di farlo su questioni così importanti, che di fatto, possono segnare il destino e le vite di molte persone.
Una guerra è come un incendio, si conosce quando e come inizia e non si sa mai come e quando finisce, specie in Europa che ha affrontato ben due guerre mondiali con decine e decine di milioni di morti.
Astenendosi dall’entrare nel merito di chi ha ragione e chi ha torto, in questo momento bisognerebbe ragionare sul come “spegnere l’incendio”, dal momento che, vista la situazione molto delicata, non aiuterà certo stabilire chi ha appiccato il fuoco, né sarà utile prendere una parte piuttosto che un’altra.
Quando un incendio divampa in una casa, non ci si chiede chi ha appiccato il fuoco, prima si spegne l’incendio e solo dopo si fanno i “conti”.
L’incendio si allarga e la casa a questo giro purtroppo è la nostra.