Chi ben comincia è a metà dell’opera, recita l’antico adagio e così il primo giorno dopo le elezioni greche, prendendo in contropiede i burocrati europei che gli ricordavano di rispettare gli impegni presi, Tsipras ha esordito affermando che per il nuovo governo greco non varranno gli accordi presi da precedenti governi.
Solo due giorni dopo per voce del neo-ministro dell’economia Varoufakis, definito marxista libertario, Syriza ha rincarato la dose dichiarando che “il pagamento del debito è irrealistico”, debito che ammonta a 320 miliardi di euro.
Sempre lo stesso giorno il governo greco ha dichiarato: “Il pagamento del debito non è prioritario; lo è invece, innalzare subito il minimo salariale dei lavoratori da 450 a 750 euro.”
Oggi il governo greco ha avviato un piano per fermare immediatamente le privatizzazioni delle infrastrutture e dei produttori di energia, affermando che “fermare le privatizzazioni sarà vitale per lo sviluppo della Grecia”.
Infine sempre nella giornata di oggi, a 3 giorni di distanza dalle elezioni, il governo greco si è clamorosamente smarcato dalla politica estera europea, dichiarandosi totalmente contrario alle ipotesi di ulteriori sanzioni alla Russia, sanzioni volute dalla Nato e dagli USA e a cui l’Europa finora si è completamente piegata.
Secondo quanto riportato dalla Bild, il premier Alexis Tsipras con una nota formale rivolta a Bruxelles avrebbe avuto una conversazione telefonica con Federica Mogherini, alto rappresentante UE per la politica estera. Nella nota Tsipras ha espresso un’obiezione formale al comunicato di ieri mattina dell’UE, nel quale si parla della “responsabilità di Mosca nel deterioramento della situazione nell’Est dell’Unione Europea”, facendo riferimento alla situazione in Ucraina ed evocando l’ipotesi di nuove sanzioni.
Tsipras nella nota sostiene che il governo di Atene non era stato consultato e il suo silenzio non poteva essere considerato, come solitamente avviene, un tacito consenso.
La nota di Tsipras prosegue: “Sottolineiamo che (il comunicato della UE) non ha il consenso del nostro paese”. Il Telegraph invece riporta i contenuti della conversazione avvenuta tra il primo ministro greco e l’alto rappresentante per la politica estera europea Mogherini; Tsipras, riferendosi al rapporto con la Russia, ha manifestato l’assoluta insoddisfazione per come finora è stata trattata tutta la vicenda dalla Comunità Europea.
In un successivo comunicato della Mogherini si precisa che i leader dei 28 paesi UE prenderanno una decisione in merito a possibili nuove sanzioni alla Russia durante il prossimo vertice del 12 febbraio.
Significativo anche che il primo rappresentante diplomatico incontrato da Tsipras dopo l’insediamento sia stato proprio l’ambasciatore della Russia, il quale ha consegnato al primo ministro greco un messaggio di congratulazioni da parte del presidente Vladimir Putin. Nel corso di una visita a Mosca l’anno scorso, il leader di Syriza aveva detto che l’Europa “correva il serio rischio di spararsi da sola sui piedi” a causa della sua politica di sanzioni contro la Russia.
L’inizio fa davvero ben sperare, non solo per la popolazione della Grecia, ma è d’esempio anche per le popolazioni di altri paesi europei come la Spagna e la stessa Italia, che finora sono state letteralmente asfissiate dalle politiche oppressive europee e così ben applicate dai governi locali. Governi che purtroppo non hanno mai manifestato un briciolo di amore né per la popolazione che essi rappresentano, né per l’importante mandato che essi ricoprono, prediligendo piuttosto disastrose politiche sociali ed economiche dettate da “altri” e portate avanti a danno della popolazione nell’interesse del più forte, rappresentato da banche, grandi corporazioni finanziarie e lobby trasversali di potere.
Continuando su questa strada Syriza potrebbe davvero rappresentare l’inizio di un forte movimento europeo volto ad un reale cambiamento, decretando il fallimento delle selvagge politiche di mercato alle quali tutto è stato permesso e che si sono accompagnate invece all’austerità, all’impoverimento e al degrado per il resto della società civile.