Guai in Namibia per la filiale locale della Coca-Cola. La multinazionale statunitense è stata accusata dai lavoratori di discriminazione razziale e in teoria rischia un provvedimento da parte delle autorità di Windhoek.
Al centro della contesa il rapporto stilato dalla stessa compagnia riguardo le condizioni lavorative garantite ai neri – discriminati per decenni dal punto di vista sociale e lavorativo durante l’occupazione sudafricana – che i lavoratori sostengono essere stato volutamente falsificato. Secondo i rappresentanti sindacali, le vere condizioni all’interno della fabbrica sarebbero caratterizzate da “corruzione diffusa, discriminazione razziale, favoritismi e aperta mancanza di rispetto delle leggi” nazionali sul lavoro.
La scorsa settimana numerosi lavoratori della Namibia Beverages, che produce e imbottiglia la bevanda nel paese, sono scesi in strada denunciando di essere “perseguitati e discriminati solo a causa del colore della pelle”. Due dei leader della protesta, inoltre, sarebbero stati sospesi dalla compagnia negli scorsi giorni: in maniera immotivata, a parere dei lavoratori.
La vicenda ha ora attirato l’attenzione della Employment Equity Commission, l’organismo che si occupa di discriminazioni sul posto di lavoro. Secondo quanto riferisce il quotidiano The Namibian, il suo responsabile, Vilbard Usiku, avrebbe effettivamente accertato che alcune parti del rapporto presentato dalla multinazionale non corrispondono al vero. Lo stesso Usiku non ha però ancora emesso un verdetto sulla vicenda, invitando i lavoratori a precisare meglio le accuse di discriminazione. Le autorità, ha ricordato, devono “avere buone ragioni per ritirare il certificato” che attesta il rispetto delle leggi.