La Giordania presenterà oggi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione palestinese che chiede un ritiro di Israele entro i confini del 1967 e il riconoscimento della Palestina come Stato sovrano. Lo ha confermato il capo negoziatore dell’Olp, Saeb Erekat.
Cosa chiede la risoluzione
Il testo chiede che entro il 2017 Israele metta fine all’occupazione e si ritiri nei confini esistenti prima che lo Stato ebraico occupasse la Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza con la guerra del 1967.
Il progetto di risoluzione, ha fatto sapere il partito di Abbas, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), vuole che vengano riconosciuti due Stati sovrani e chiede la ripresa dei negoziati per risolvere tutte le questioni relative allo status finale entro e non oltre 12 mesi dall’adozione della risoluzione. Si chiede, in sostanza, la formazione di «due Stati sovrani, democratici e sicuri: Palestina e Israele».
Un progetto iniziale era stato presentato al Consiglio di Sicurezza lo scorso 17 dicembre e chiedeva che Gerusalemme fosse capitale condivisa da Israele e Palestina. Ora, la proposta finale è ancor più netta perché sostiene che Gerusalemme Est sarà la capitale della Palestina e chiede inoltre che venga fermata la costruzione di insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.
Il progetto originale non soddisfaceva le aspirazioni dei palestinesi e diversi gruppi si sono opposti ad esso. La risoluzione originale conteneva numerose ambiguità su questioni fondamentali come quella degli insediamenti, Gerusalemme, i rifugiati al di fuori dei confini, i prigionieri politici e le frontiere.
Nove i voti necessari
Erekat ha comunicato che domenica sono stati introdotti otto emendamenti al progetto di risoluzione originale e che il Consiglio di Sicurezza dovrebbe votare la risoluzione martedì o mercoledì.
Per far passare la risoluzione sono necessari almeno nove voti e al momento non è chiaro se i palestinesi siano riusciti ad ottenere l’appoggio di nove membri del Consiglio di sicurezza.
Le reazioni
Ahmed Majdalani, Segretario generale del Fronte di Lotta Popolare Palestinese, ha detto che il progetto di risoluzione originale, che è stato reso pubblico la settimana scorsa, è conforme ai diritti nazionali dei palestinesi. I tentativi di modificare il progetto di risoluzione originale sono stati fortemente osteggiati dagli Stati Uniti, e si prevede che questi ultimi, insieme a Israele potranno esercitare pressioni sui membri del Consiglio di Sicurezza per portarli ad astenersi dal votare a favore della risoluzione.
Secondo il Jerusalem Post, Hamas nel frattempo ha chiesto alla dirigenza dell’Autorità Palestinese di ritirare la risoluzione e riconoscere il fallimento del processo di pace. Ha anche avvertito che la risoluzione proposta comprende “concessioni pericolose” sui diritti dei palestinesi ed ha criticato il riferimento della risoluzione a Gerusalemme come capitale comune di due Stati, dicendo che la città resterà la capitale di un solo Stato palestinese. Hamas ha comunicato di essere contraria al contenuto della risoluzione, perché non permette «future richieste palestinesi in Palestina».
Khaledah Jarrar, membro anziano del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), ha detto che il suo gruppo si è opposto alla risoluzione perché non soddisfa i diritti dei palestinesi all’autodeterminazione e alla creazione di uno Stato sovrano, con Gerusalemme Est come sua capitale.
Bassam al-Salhi, leader del Partito Popolare Palestinese (PPP, ex Partito Comunista), ha chiesto una riunione d’emergenza della leadership palestinese per rivedere la risoluzione. A suo avviso i palestinesi devono ritirarla perché le modifiche apportate non soddisfano ancora le aspirazioni dei palestinesi.
Israele chiaramente rispinge tutte le possibilità di dialogo e sostiene che la risoluzione rischia di aggravare il conflitto decennale.
Fonte: Jerusalem Post/Agenzie