Le autorità di transizione del Burkina Faso hanno deciso di riaprire l’inchiesta sulla morte di Thomas Sankara, il presidente del consiglio rivoluzionario burkinabé ucciso nel 1987. Lo ha reso noto il quotidiano panafricano Jeune Afrique.
Sull’omicidio hanno indagato in molti giornalisti ma manca una versione ufficiale che si cercherà di far emergere insieme alla verità sull’omicidio del giornalista ed editore indipendente Norbert Zongo ucciso nel 1998. Secondo Jeune Afrique “le morti di Sankara e Zongo sono due macchie indelebili sul regime di Blaise Compaoré“, il presidente deposto il 31 ottobre dalle proteste popolari.
Sankara, a volte descritto come il Che Guevara africano, aveva solo 33 anni quando ha preso il potere in un colpo di stato nel 1983. Ha lasciato un segno indelebile durante la sua breve presidenza ed ha anche cambiando il nome della ex colonia francese da Repubblica di Alto Volta a Burkina Faso, che si traduce come “terra di persone oneste“. Figura molto ammirata in tutta l’Africa, Sankara è stato ucciso durante un altro colpo di stato militare, quattro anni più tardi, guidato dal suo amico e compagno Blaise Compaoré, che ha finora sempre negato il coinvolgimento nella sua morte.
Il quotidiano francese spiega che l’intenzione del nuovo presidente Michel Kafando e del primo ministro Isaac Zida di riaprire questi dossier è probabilmente legata alla volontà di conquistare il favore dei giovani, che durante le proteste di novembre si sono ispirati ai valori promossi da Sankara, tuttavia “Kafando e Zida – prosegue il quotidiano – rischiano però di aprire un vaso di Pandora e di essere accusati di promuovere la giustizia dei vincitori, rendendo il periodo della transizione molto più complicato”.
Fonti: Internazionale/Jeune Afrique