A Gerusalemme le autorità israeliane impongono nuove restrizioni contro la Moschea di Al Aqsa, il terzo luogo più sacro dell’Islam. Le fazioni palestinesi lanciano l’appello a scendere in strada in solidarietà con la Città Santa per il “Giorno della rabbia”. La polizia israeliana controlla tutti gli accessi alla Città Vecchia, che è attuamente blindata.
Gerusalemme, 7 novembre 2014 – Video di Michele Giorgio per Nena News. Chi non è autorizzato ad entrare sulla Spianata (gli uomini sotto i 35 anni) prega in strada.
Al termine della preghiera del venerdì violenti scontri si sono registrati in diversi quartieri di Gerusalemme e centinaia di palestinesi si sono scontrati con le forze israeliane. Proprio come nel 2000 la Spianata delle Moschee torna ad essere al centro degli scontri tra l’esercito israeliano e la popolazione palestinese di Gerusalemme.
Le fazioni di Hamas e Jihad islamica hanno chiamato i palestinesi di Gaza e Cisgiordania a scendere in strada, chiedendo a tutti di manifestare in solidarietà con la Moschea di Al-Aqsa. Già il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, aveva inviato a Tel Aviv un messaggio, martedì, dichiarando che la leadership palestinese non intende arrivare a compromessi sui diritti dei palestinesi. Una dichiarazione che Netanyahu non si lascerà sfuggire per incolpare Abbas, ancora una volta, del fallimento del processo di pace. Intanto però il premier israeliano continua la giudaizzazione di Gerusalemme con il suo piano espansionistico di costruzione di colonie illegali in territorio palestinese. Ad un osservatore attento basterà questo per individuare i reali responsabili del fallimento della pacificazione.
Intanto, come riporta Nena News, il premier Netanyahu ha ordinato la demolizione della casa di Muhammad Daoud al-Akkari, il palestinese che ha centrato con l’auto alcuni pedoni ad una fermata del trama a Gerusalemme e poi ucciso dalla polizia.