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Continuano le cronache dal Burkina Faso del nostro corrispondente Stefano Dotti, dell’Associazione Umanista IoMondo. Qui la quarta puntata.
Di Stefano Dotti
2 novembre 2014 – Avrei voluto scrivere qualcosa di “più freddo e ragionato” sul ruolo dei giovani in questa rivoluzione. Ma la cronaca incalza e sono “costretto” a mantenere l’attenzione sulla situazione politico-militare del paese. Come previsto la comunità internazionale, l’Onu, l’Eliseo e Washington, i servizi segreti e i funzionari dell’FMI cominciano il loro sporco lavoro per tutelare i loro loschi affari.
Partendo dal falso presupposto che c’è stato un colpo di stato cominciano a dire che i militari devono lasciare il potere ai civili. L’altezza morale, l’integrità civica che i militari hanno dimostrato in questi giorni rappresentano una minaccia pei i poteri forti che preferirebbero, in quest’incertezza, personaggi più manipolabili e corruttibili. Un qualche politicante “flessibile”, nemmeno votato dalla gente. I militari stanno col popolo e stanno garantendo la sovranità. E, se in nome di questa sovranità, i militari arrivassero a nazionalizzare i contratti delle miniere d’oro? Se cominciassero a limitare il potere delle banche? Se ascoltassero veramente il popolo? Ci sono foto in cui si vedono i generali riuniti in piazza con la gente, che discutono, che prendono decisioni insieme. È questo che turba la comunità internazionale gestita da un manipolo di banchieri manigoldi.
Oggi la gente è in piazza a sorvegliare il processo di transizione, a sorvegliare i militari. Il popolo sta difendendo la sua rivoluzione. E i rappresentanti dell’opposizione cominciano a dire alla gente di tornare a casa, di lasciarli lavorare tranquilli. Sono arrivati a dire che la gente deve tornare a casa per permettere di combattere meglio il virus dell’ebola. Non so se ridere, piangere, arrabbiarmi. Una manipolazione brutale è incominciata. Non si può far passare alla Storia la semplice verità di un popolo che sta cercando di prendere in mano il proprio destino. Stanno cercando di destabilizzare un paese perché la gente ha osato sfidare “il non si può”.
Per quel che posso vedere la gente rimane tranquilla ma molto determinata. Rispetta il coprifuoco la notte. Ma prima delle 19 vedo capannelli di persone che discutono, ragionano e che si fanno coraggio. Come in un assemblea permanente. Penso allora che il sogno è ancora vivo, la fiamma della speranza ancora accesa. Faccio appello a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’umanità, e non si sono arresi al facile pragmatismo, di cercare di diffondere la semplice verità.
Dobbiamo imparare tutti da questa gente per non morire tristi senza aver potuto dire di aver fatto la nostra parte per costruire il futuro dell’umanità.
Leggi anche gli altri articoli di Stefano Dotti sul Burkina Faso:
Cronache dal Burkina: prima puntata
Cronache dal Burkina, seconda puntata
Cronache dal Burkina: una giornata lunga e faticosa (la terza puntata)