In seguito a un nuovo massacro avvenuto nei pressi della città congolese di Beni, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto ai Caschi Blu delle Nazioni Unite maggiore impegno per la protezione della popolazione civile della regione del Kivu. Nella notte di sabato 1 novembre otto persone sono state uccise in un agguato compiuto presumibilmente da ribelli dell’ADF (Allied Democratic Forces – Forze Democratiche Alleate).
Dagli inizi di ottobre ad oggi nella città di Beni e nei suoi dintorni sono state uccise almeno 101 persone in attacchi di presunti miliziani dell’ADF. Vittime della crescente violenza dell’ADF non è più solo la popolazione civile delle città ma sempre più anche i gruppi di Pigmei che vivono nelle foreste attorno a Beni. Durante l’aggressione del 1 novembre, i miliziani dell’ADF hanno ucciso sei civili e due soldati nel quartiere di Bel Air. Questa attacco segue di pochi giorni quello del 30 ottobre compiuto contro diversi villaggi e in cui sono morti una contadina nel fuoco appiccato alla sua abitazione e diversi altri contadini e cercatori d’oro uccisi a colpi di machete. Altre 84 persone erano state uccise nelle settimane precedenti.
Una delle più importanti basi del gruppo ribelle ugandese di stampo islamico ADF si trova proprio vicino a Beni nella Repubblica Democratica del Congo. Da aprile 2013 l’ADF ha intensificato la propria attività militare e tramite il reclutamento forzato ha considerevolmente aumentato il numero dei suoi combattenti. Il gruppo ribelle si procura alimenti e altri beni uccidendo e terrorizzando i contadini e attacca con machete la popolazione civile. L’APM si appella direttamente alla missione Monusco dell’ONU, i cui effettivi sono stazionati nella regione del Kivu settentrionale. E’ fondamentale che la popolazione civile sia effettivamente e efficacemente protetta dalla crescente violenza dei miliziani.