Nelle giornate di venerdì, sabato e domenica, la Germania ha ricordato e festeggiato l’evento che cambiò la storia dell’Europa: la caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989. 25 anni dopo i berlinesi che c’erano raccontano le loro esperienze e ricordano la gioia e le lacrime di quel giovedì che cambiò la loro vita e la storia.
Con una lunga fila di palloncini bianchi ad elio lanciati uno per uno nel cielo notturno, Berlino ha ricordato la caduta di quel muro che divideva la città e l’Europa in due parti. Da venerdì mattina, un cosiddetto Lichtgrenze o “muro di luce”, composto da 8.000 palloncini, ha tracciato un tratto del muro caduto nel centro di Berlino per 15 chilometri. Venerdì e sabato notte, migliaia di berlinesi erano fuori per le strade a piedi lungo il vecchio confine. Per coloro che sono cresciuti in una Berlino divisa in due è difficile dimenticare il percorso preciso della vecchia linea di demarcazione.
Il muro era il simbolo per eccellenza di divisione tra Est ed Ovest e dopo la sua caduta tante erano le promesse di un futuro fatto di pace e democrazia: la fine del mondo diviso in due e la morte della Guerra Fredda, la vittoria della libertà e della democrazia sulla dittatura, sull’economia pianificata e sul comunismo. Infatti dopo 11 mesi la Germania si riunificò e l’Urss si sgretolò nel 1991. Dopo “il muro” l’Europa nata col patto di Roma era morta e una nuova idea di comunità e unione si stava creando. Anno dopo anno si apriva a nuovi Paesi, nel 1973 aveva accolto la Gran Bretagna, la Danimarca e l’Irlanda, nel 1981 la Grecia e nel 1986 si erano aggiunte Spagna e Portogallo. Poi i Paesi della Scandinavia, Svezia e Finlandia, e l’Austria nel 1995, prima di spostare lo sguardo ad Est ed allargarsi fino ai confini dell’ex Unione Sovietica.
Una grande crescita che però non è stata sempre positiva. L’Europa oggi non è unita come vorrebbe e i concetti di pace, democrazia, libertà e unità non sono sempre assoluti e presenti all’interno dei suoi confini. Jean–Claude Juncker, il presidente della Commissione europea, ha esortato in occasione dell’anniversario che l’Europa torni ad essere “una cosa del cuore”. Ed ha continuato: “È stato con passione e coraggio che la gente ha demolito ciò che li divideva, in cerca di pace, di libertà, di unità, di democrazia e di prosperità. Due decenni più tardi, non dobbiamo dimenticare che la pace non è un dato di fatto in Europa. Più che mai, l’Europa deve essere all’altezza della sua responsabilità di salvaguardare la libertà e la pace“.
Di pace a rischio ha parlato anche sabato l’ex presidente russo Mikhail Gorbaciov, che ha avvertito circa il pericolo di una “nuova guerra fredda” causa dalla cattiva gestione dell’ovest dopo la caduta del muro. “Invece di costruire nuovi meccanismi e istituzioni per la sicurezza europea e perseguire una smilitarizzazione della politica europea, l’ovest e in particolare gli Stati Uniti, hanno dichiarato la vittoria della guerra fredda”, ha detto l’ex presidente russo, famoso per le riforme del glasnost e della perestroika. “Euforia e trionfalismo hanno dato alla testa ai leader occidentali. Approfittando di un indebolimento della Russia e di una mancanza di un contrappeso, hanno rivendicato la leadership del monopolio e del dominio nel mondo“. L’allargamento della Nato, il Kosovo, i piani di difesa missilistica e le guerre in Medio Oriente hanno portato ad un “crollo di fiducia”, ha detto Gorbaciov.
Sabato, a Berlino, il primo palloncino è stato lanciato nel cielo notturno dalla Porta di Brandeburgo a simboleggiare la dissoluzione dei confini e delle barriere. Ma barriere e confini non si sono dissolti nell”89, esistono ancora molti muri in Europa come nel resto del mondo e forse anche per questo la commemorazione di quest’anno è stata così forte e così sentita. Il ricordo della caduta della cortina di ferro è toccante oggi più che mai ed è forte e palpabile la sensazione che la pace, nell’Europa del 2014, sia sempre più fragile. Barriere, muri e confini continuino a dividere popolazioni e culture, nonostante quello che la storia ha insegnato, o ha tentato di insegnare.