I testi sono stati tratti in parte da: Giorgio Schultze “L’energia del futuro”, Bruno Mondadori, settembre 2013
L’Italia dipende per l’84% da fonti d’importazioni dall’estero, quasi esclusivamente non rinnovabile (petrolio e derivati, gas naturale) e paga (paghiamo!) una bolletta energetica di oltre 62 miliardi di €/anno.
Nonostante questa dipendenza e le crisi energetiche degli ultimi 40 anni fa (guerra del Kippur, 1973), l’Italia non è mai riuscita ad esprimere un proprio sviluppo strutturale delle fonti energetiche rinnovabili (FER) ed è, da sempre, paralizzata dai conflitti d’interesse delle lobbies petrolifere che si alternano a quelle nucleari, dalle gravi disfunzioni della rete Enel e dall’inadeguatezza del gestore (GSE). Un passaggio così complesso non può essere affidato al call center GSE!
La vicenda dello sviluppo del fotovoltaico (PV), in Italia, stimolato dalle tariffe incentivanti dei cinque “conti energia”, rappresenta uno straordinario esempio del mancato consolidamento di una vera e propri filiera industriale e del mancato riequilibrio tra le economie del Nord e il Sud del nostro paese.
Osservando la mappa dell’irraggiamento solare, troviamo una scala che va dai 900 kWh/m2 delle regioni alpine (Trentino Alto Adige), ai 1.800 kWh/m2 della Sicilia. Il doppio. Osservando, invece, la mappa delle installazioni di PV (www.atlasole.it – 19/02/2014), si ha esattamente l’Italia “rovesciata”.
Il maggior numero d’impianti fotovoltaici, installati in Italia, risulta nelle 4 regioni meno irraggiate: Lombardia (76.831 impianti), Veneto (74.185), Emilia Romagna (52.167), Piemonte (38.518). La Puglia è 5a con 38.124 impianti mentre la Sicilia, la “regione del sole” per eccellenza, è soltanto 6a con 37.777, meno della metà della Lombardia e del Veneto.
La situazione cambia di poco confrontando la potenza installata. La Puglia diviene prima (2.498 MWp installati) grazie alla forte spinta ad agevolare l’installazione dei grandi impianti a terra, in alcuni casi, travolgendo terreni agricoli di altissimo pregio, distruggendo anche interi uliveti secolari… Subito dopo, comunque, ritroviamo la Lombardia (1.941 MW), l’Emilia Romagna (1.765 MW), il Veneto (1.606), il Piemonte (1.437 MW). La Sicilia anche in questo caso è 6a con poco più di 1.208 MW.
Se si dovesse confrontare il valore specifico di potenza installata ad abitante il confronto diviene ancor più stridente: il Trentino Alto Adige ha 360 Wp/ab. mentre la Sicilia non arriva ai 240 Wp/ab. Capacità imprenditoriale? Sensibilità dei cittadini? Disponibilità del sistema bancario a sostenere i rischi d’impresa? Formazione professionale degli installatori? Disfunzioni della rete Enel? Tutti questi fattori insieme?
Sta di fatto che il “solare” ha aumentato il divario tra Nord e Sud. Gap, che nelle prossime politiche di sviluppo, di qualsiasi governo, si dovrà cercare di colmare. Anche perché tutta l’operazione “conto energia”, in ogni caso, ha avuto importanti ricadute positive potrebbe portare ulteriori miglioramenti.
– in meno di 4 anni il PV è passato, da un contributo inferiore allo 0,1% del bilancio nazionale elettrico, ad oltre il 4%, evitando di buttare in atmosfera 6,5 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 all’anno.
– il costo d’installazione “chiavi in mano” è passato, da 6-6.500 €/kWp negli anni 2008/2009, a 4-5.000 €/kWp nel 2010, per scendere nel 2011 a poco più di 3.000 €/kWp.
– Oggi i grandi impianti s’installano a costi inferiori ai 1.000 €/kWp, con moduli non solo “cinesi” ma europei di “buona qualità”.
Questo significa che il PV ha raggiunto la soglia di “break even” e può essere installato anche senza ulteriori incentivi. La sola riduzione o quasi azzeramento della “bolletta energetica” soprattutto se lo scambio sul posto, sostituisce i consumi prevalentemente diurni (scuole ad esempio), potrebbe giustificare un’installazione. Va precisato che gli impianti al di sotto dei 20 kWp, installati da privati possono usufruire delle detrazioni fiscali del 50%, recuperabili in 10 anni oppure ricorrere ai titoli di efficienza energetica TEE o “certificati bianchi”, rivenduti a 100 tep/TEE sulla borsa del GME.
Se solo ci fossero “certezze” sul piano normativo, della pianificazione industriale, e delle tariffe, questo processo potrebbe coinvolgere milioni di famiglie, distribuiti su tutti i territori delle penisola, in particolare al Sud. Questo sì avvierebbe quella straordinaria “terza rivoluzione industriale” indicata da Jeremy Rifkin, nell’organizzazione delle nostre città con le reti “intelligenti” o “smart grid”, con sistemi di regolazione e dispacciamento in grado di deviare le potenze e l’energia necessaria nei luoghi di maggior richiesta e facilitare i flussi della generazione rinnovabile in eccesso o difetto nelle varie parti del mercato locale, regionale, nazionale, europeo. Ma questo è già il futuro che bussa nel presente.