Lavoratori migranti in India mentre cucinano un pasto. Foto: Banca Mondiale / Curt Carnemark | Fonte: News Centre delle Nazioni Unite
Un esperto indipendente delle Nazioni Unite ha affermato il 24 ottobre che la mancanza di volontà politica di difendere i diritti dei lavoratori migranti rimane la sfida più grande per la protezione di questo gruppo “molto vulnerabile” di esseri umani.
Parlando alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale, che passa in rassegna il lavoro svolto da parte di esperti indipendenti sui diritti umani delle Nazioni Unite, Francisco Carrion Mena, presidente del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie (CMW), ha avvertito che alcuni Stati membri “considerano per errore le zone di confine come esenti dagli obblighi sui diritti umani”.
Gli Stati membri non possono ignorare l’obbligo di rispettare, proteggere e realizzare i diritti umani di tutte le persone
“Gli interessi legittimi degli Stati membri di garantire sicurezza per le loro frontiere e di esercitare il controllo dell’immigrazione non possono prevalere sull’obbligo di rispettare, proteggere e realizzare i diritti umani di tutte le persone in tutte le aree soggette alla loro giurisdizione, indipendentemente dal loro status migratorio”, ha detto Carrion Mena presentando la sua relazione annuale al Comitato.
Il presidente del CMW ha lamentato il crescente numero di vite perse sia in mare che a terra a causa di insufficienti canali di migrazione, il che suggerisce che gli Stati membri potrebbero migliorare i loro sforzi per garantire ai migranti un passaggio più sicuro.
In particolare, ha citato i 300 immigrati che sono morti quando la loro barca è affondata al largo delle coste di Lampedusa, in Italia, lo scorso anno, ed ha anche ricordato che “solo il mese scorso 500 migranti, tra cui 100 bambini, sono annegati nel mezzo del Mediterraneo quando i contrabbandieri hanno affondato la loro barca”.
Più di 3.000 i morti nel Mediterraneo da gennaio a settembre 2014
Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), il Mediterraneo è diventato un punto di passaggio estremamente pericoloso per le migliaia di migranti che cercano una vita migliore in Europa. Le cifre dell’IOM, infatti, hanno documentato più di 3.000 morti nel Mediterraneo da gennaio a settembre 2014 oltre a riportare 230 morti lungo il confine USA-Messico nello stesso periodo.
In tal senso, Carrion Mena ha sottolineato il contributo stimato che 230 milioni di migranti di tutto il mondo offrono allo sviluppo economico, sociale e culturale dei Paesi ospitanti e alle loro comunità a casa, aggiungendo che “troppo spesso questi contributi non vengono riconosciuti”. Il più delle volte, ha proseguito, i migranti soffrono per il loro status di irregolari nelle mani di coloro che li impiegano.
“I migranti continuano a subire lo sfruttamento, la violenza xenofoba e gli abusi, soprattutto quelli in situazioni irregolari”, ha affermato. “Per esempio, il Qatar ha riconosciuto che quasi 1.000 migranti sono morti nel corso degli ultimi due anni in incidenti sul lavoro e a causa di malattie”.
Raccomandazioni concrete
La relazione del presidente del CMW al Comitato fa una serie di “raccomandazioni concrete” agli Stati membri, tra cui attuare la legislazione e altre riforme per eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti dei migranti; il rafforzamento delle forze dell’ordine e della giustizia penale in risposta alla xenofobia e alla violenze e consentire ai migranti di avere accesso alla giustizia; la creazione di campagne per porre fine ai messaggi pubblici negativi e imprecisi e promuovere la tolleranza e il rispetto per i migranti; nonché la raccolta e la diffusione di dati precisi sulla discriminazione e sui contributi positivi che i migranti inviano alla sviluppo di entrambi i Paesi di accoglienza e le comunità nazionali.
Dopo essere stato adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1990, ci sono voluti 13 anni per la Convenzione internazionale sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie (ICRMW) per entrare in vigore – il più lungo di tutti i 10 strumenti internazionali di base sui diritti umani – a causa della sua velocità di ratificazione molto lenta. A conclusione, il signor Carrion Mena ha esortato gli Stati membri a ratificare la ICRMW. Solo 47 Stati membri l’hanno fatto da quando la Convenzione è stata adottata quasi 25 anni fa.
Fonte: UN Release
Traduzione dall’inglese di Irene Tuzi