Unità, unità, unità. Questa l’esortazione rivolta dal Presidente Boliviano Evo Morales – in visita in Italia per partecipare all’Incontro dei Movimenti Popolari organizzato da Papa Francesco – ai rappresentanti di associazioni, movimenti e organizzazioni sociali durante l’incontro tenutosi questa mattina a Roma.
Nella fase storica attuale, con attacchi sempre più violenti da parte dei poteri economici globali all’ambiente, ai territori, ai diritti, alla partecipazione democratica e senza forze politiche in grado di rappresentare e difendere realmente le istanze popolari radicate nella società, l’unico modo per cambiare davvero le cose è unirsi, tutti, sindacati, organizzazioni, movimenti, e passare dalla lotta sociale a quella elettorale. Finché resteranno altri ai posti di governo invece di chi lavora quotidianamente per cambiare le cose, i cambiamenti tarderanno ad arrivare.
Una esortazione che, la settimana dopo la manifestazione che ha portato in piazza 1 milione di lavoratori, dimostrando l’esistenza di una sinistra reale nel paese, nonostante la mancanza di sponde istituzionali in grado di accoglierne le istanze, è quanto mai profetica.
Ad incontrare il Presidente nella sala riunioni dell’Hotel Bernini Bristol, a Piazza Barberini, dove la rappresentanza governativa del paese andino è alloggiata, una delegazione di organizzazioni sociali e sindacali: tra essi la Fiom, in prima linea nella difesa dei diritti dei lavoratori in una fase di forte conflittualità con le politiche di governo, A Sud, organizzazione indipendente impegnata su conflitti ambientali e partecipazione popolare che ha lavorato per anni in America Latina e specificamente in Bolivia, Action, movimento di lotta per il diritto all’abitare che lavora da anni anche nell’accompagnamento e assistenza ai migranti, il Crap, Coordinamento Romano Acqua Pubblica tra i protagonisti del referendum del 2011, infine, rappresentanti della Campagna italiana Stop-TTIP, che raccoglie decine di organizzazioni contro la firma del Trattato transatlantico su Commercio e investimenti in negoziazione (segreta) tra Usa e Ue.
La delegazione ha chiesto al Presidente boliviano, accompagnato dal Cancelliere David Choquehuanca e dall’ambasciatore boliviano in Italia, un confronto su alcuni temi che rappresentano le principali sfide con cui i movimenti italiani si stanno confrontando.
Partendo dalla grande storia popolare di opposizione ai Trattati di Libero Commercio che ha caratterizzato l’America Latina nell’ultimo decennio, e considerando la minaccia attualmente rappresentata per le popolazioni europee dalla sigla del TTIP, il governo boliviano ha chiarito l’equivoco di fondo: “I trattati commerciali sono strumento che beneficia i grandi soggetti economici e che distruggono economie locali e piccole produzioni, tutto il contrario della lotta alla povertà che utilizzano spesso per fare propaganda. Il commercio deve essere orientato al miglioramento delle condizioni di vita dei popoli, non a peggiorare le asimmetrie nella distribuzione della ricchezza. Nel corso del decennio abbiamo combattuto strenuamente contro progetti di integrazione economica come l’ALCA, che avevano come obiettivo la massimizzazione dei profitti delle imprese multinazionali. Siamo disposti ad implementare scambi commerciali, ma nell’ambito di uno spazio di integrazione che tenga al suo interno anche l’ampliamento della fruizione di garanzie sociali e diritti. Per questo non abbiamo ancora firmato neppure l’accordo di Associazione con l’UE, non abbiamo intenzione di accettare investimenti che si concretizzino nel saccheggio delle nostre risorse naturali, come è stato lungo tutta la storia della Bolivia. Per questo siamo contro l’Alleanza del Pacifico, che intende spingere verso la privatizzazione dei servizi essenziali, e per le stesse ragioni è importante e campale la vostra battaglia contro il TTIP.”
Sul tema del lavoro, della dignità del lavoro e del modello economico, il presidente Morales ha spiegato che, dopo la Costituzione del 2009, il governo è stato impegnato nell’implementazione di un nuovo modello sociale e economico plurale, che tiene assieme economia pubblica, privata, solidale, comunitaria. “Attraverso la nazionalizzazione di alcuni settori strategici e la fondazione di una Banca di Sviluppo Produttivo si è riusciti a erogare, per attività produttive, prima non coperte da linee di credito, prestiti agevolati al tasso del 6% annuo. Ciò avviene ad esempio nel caso di crisi aziendale, spesso dettate – ha continuato Morales – non dalla mancanza di un utile, ma dall’esistenza di un utile inferiore alle mire dei proprietari. In caso di minaccia di chiusura di una fabbrica o di una realtà produttiva, lo Stato presta ai lavoratori i fondi necessari a rilevare l’attività col tasso agevolato al 6%, promuovendo forme economiche collettive e comunitarie e il controllo sociale sui mezzi di produzione”.
La Bolivia ha avuto il merito di inserire nella Costituzione del 2009 l’acqua come diritto umano, fondamentale ed inalienabile, la cui gestione deve essere pubblica e partecipata. In Italia il referendum del 2011 ha visto 27 milioni di persone votare a favore di una gestione pubblica dell’acqua e degli altri servizi pubblici locali ma dopo il referendum il portato politico della storica vittoria è stato ampiamente disconosciuto dai governi succedutisi da allora. Al contrario il paese andino, dopo le forti lotte in difesa dei beni comuni, a partire dalla Guerra dell’Acqua di Cochabamba, ha implementato concretamente sistemi di gestione partecipata e di controllo sociale a livello municipale.
La terza vittoria elettorale di Morales, dopo due mandati governativi, dimostra il portato reale del processo di cambiamento in corso nel paese e insegna ai movimenti sociali di tutto il mondo che è possibile, attraverso la mobilitazione unitaria, il coinvolgimento di settori diversi della società, l’articolazione sociale e lo stimolo al protagonismo popolare, promuovere un cambiamento concreto che tenga assieme livello sociale e livello istituzionale.