Pochi giorni fa, alle 7,30 del mattino, ho imboccato il tratto metropolitano della A4, la Torino-Venezia, la tangenziale nord Milano, in direzione Bergamo. Avevo un appuntamento presso il Parco scientifico tecnologico – Kilometro Rosso [1] di Dalmine, alle 9,30. La nostra sede di Milano dista dal Parco 39 km, il tempo di percorrenza previsto da Google Maps, 28 minuti.

Avevo scelto di partire con larghissimo anticipo per evitare l’ora di punta che sarebbe scattata mezzora dopo. E, per mezz’ora, avrei rischiato 2 ore di ritardo! Meglio anticipare. Invece no, erano tutti lì ad aspettarmi, fermi, immobili, ostaggi intrappolati tra una colonna di TIR, lunga 365 km in un parcheggio semovente. Tutte auto, molto potenti, molto veloci, molto ben equipaggiate, con un solo passeggero a bordo, chi prendendo appunti sull’ I-pad, chi gridando nell’ I-phone, chi ascoltando il proprio navigatore satellitare vocale, alte tecnologie informatiche, paralizzate in un sistema primitivo di mobilità e di trasporto.

Migliaia di ore della propria vita, milioni di ore “socialmente inutili” passate in coda, dentro una scatola metallica, in mezzo a scene di ordinaria “follia”, nella speranza di arrivare da qualche parte e soprattutto di ritornare a casa sani e salvi. Ogni anno sono oltre 3.600 morti da incedenti stradali: 10 persone al giorno! Una guerra!

Dopo un’ora avevo percorso 3 km. Se fossi andato a piedi, di buon passo, avrei percorso 4-5 km. Se fossi andato in bici, in quel tratto totalmente pianeggiate, sarei arrivato a Dalmine. E se fossi andato in treno? Già, perché ho preso la macchina per percorrere uno dei tratti d’autostrada più trafficato d’Italia?

Purtroppo per andare da Milano a Dalmine, uno dei distretti industriali più importanti d’Italia, sede di un polo tecnologico d’eccellenza europea, a pochi chilometri dall’aeroporto internazionale di Orio al Serio, non vi è un collegamento ferroviario con distanze, orari e frequenze coerenti con chi deve ottimizzare il suo tempo.

Allora mi sono chiesto: cosa accadrà su questa stessa autostrada, sul nodo Milano-Pero-Rho-Autostrada dei Laghi, il più trafficato d’Italia, con 292.884 veicoli medi giornalieri, tra pochi mesi quando, il 1° maggio 2015, aprirà l’EXPO’ di Milano?

21 milioni di visitatori attesi, con una media di 160.000 visitatori al giorno, con picchi fino a 250.000 nelle giornate di punta che si sovrapporranno alle punte attuali, contribuendo al caos e all’entropia di un’area già al limite del collasso.

Il tema dell’EXPO’ 2015 è proprio un bel tema: Feeding the Planet, Energy for Life– Nutrire il Pianeta, energia per la Vita, ma per dimostrare che si sta lavorando davvero alle “energie per la vita”, alla creazione di sistemi integrati di eccellenza, si dovrà pur dimostrare che si è in grado governare il caos, attenuare la paralisi, abbattere i consumi e eliminare l’inquinamento.

Mancano ormai pochi mesi a quel fatidico 1° maggio 2015 e non si vedono i segnali di un’alternativa, drastica, profonda proprio nel settore più energivoro e più dipendente dai combustibili fossili: il trasporto di merci e persone.

Dei 142 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) consumati negli usi finali, in Italia, i trasporti sono responsabili del 34% (48 Mtep). Nemmeno l’industria arriva a consumare tanto (31%), tanto meno il settore civile (21%) e men che meno l’agricoltura, quella che… “feeding the planet” (2%).

Per di più, i consumi energetici dei trasporti in Italia sono per l’88% a carico del trasporto su gomma (autovetture, autoveicoli, TIR a combustione interna a benzina o gasolio), seguito a molta distanza dall’aereo (9% dei consumi). Il treno rappresenta una quota molto piccola (2%) ed ancora più piccola e il trasporto via mare (1%). In sintesi il peso dei derivati del petrolio o di combustibili fossili è superiore al 98%.

E se investissimo in reti wi-fi pubbliche? E se investissimo in autostrade d’informazione: adsl, banda larga, fibra ottica, canali satellitari?

Costruire autostrade virtuali, cablare reti, spostare elettroni, milioni di byte e pixel, anche dall’altra parte del mondo è molto più semplice e meno costoso che realizzare autostrade e spostare tonnellate di ferraglia. In quest’ultimo decennio il mondo dell’informatica e della telecomunicazioni “integrate”, hanno creato i presupposti per ottimi livelli d’implementazione nel trasferimento di informazioni, nell’aumentare potenza e velocità nello spostamento d’informazioni, utili per poter riorganizzare il tele lavoro, poter partecipare alle conference call, poter navigare e connettere sistemi web-gis, archiviare ed accedere a banche dati di straordinaria completezza.

Si dovrebbe cogliere l’occasione di crisi economica-energetica-ambientale, come quella attuale, per compiere almeno questi quattro passi tanto coraggiosi quanto necessari:

1. Dematerializzare gli spostamenti di merci e persone sostenendo modelli produzione-consumo a filiera corta o “km zero” e incrementando lo spostamento delle informazioni anziché dei corpi e dei materiali (autostrade informatiche).

2. Diversificare l’offerta intermodale nello spostamento di merci e persone, disincentivando il trasporto su gomma ed sostenendo il treno, la nave, il metro-tranvia e laddove possibile la bicicletta, e il pedibus.

3. Sostenere (con “ecoincentivi mirati”) il miglioramento delle prestazioni energetiche degli attuali autoveicoli, passando dagli attuali 20-25 km con 1 litro di benzina o gasolio ai 40-50 km con 1 litro.

4. Sostenere la sostituzione delle fonti di propulsione: da motori a combustione interna a motori elettrici o ancor meglio a motori “ibridi” con nuovi combustibili: celle a combustibile, con produzione d’idrogeno, più motore elettrico, strutturando adeguamenti al sistema infrastrutturale.

Mentre ero nel mio parcheggio semovente a 3 km/ora e nella mia testa scorrazzavano tutti questi numeri e pensieri, mi sono chiesto: e se invece di muovermi io, con appeso una macchina di oltre 1 tonnellata, consumando decine di litri di benzina per stare fermo, avessi organizzato una bella teleconferenza? La riposta fu liberatoria: sarei rimasto in ufficio, o addirittura a casa, con un bella tazza di caffè e avremmo speso quell’ora per affrontare e, forse anche, risolvere tutti i problemi che mi avevano spinto ad affrontare quell’assurdo viaggio! Avremmo fatto girare byte d’informazioni, pixel d’immagini. E gli unici a correre, alla velocità della luce, sarebbero stati gli elettroni. Il costo? Insignificante: 2 kWh di luce ed elettricità moltiplicata la tariffa di 0,18 €/kWh, uguale 0,36 €, più IVA.

 (*) Testo tratto in parte da: Giorgio Schultze “L’energia del futuro”- Bruno Mondadori editore- 2013


[1] www.kilometrorosso.com