Signor Presidente, nei giorni scorsi la Giunta di Regione Lombardia ha stabilito di non sostenere economicamente coloro che decidono avvalersi della fecondazione eterologa. Ci sono state molte dichiarazioni, spesso definite “polemiche” dalla stampa. Ma in questo caso si tratta di una decisione politica molto grave.
Rimaniamo ai fatti: la famigerata legge 40 che vietava, tra l’altro, l’utilizzo della fecondazione attraverso il ricorso di ovuli o spermatozoi di donatrici o donatori esterni, è stata smantellata a suon di sentenze della Corte Costituzionale. E già questo fatto sta ad indicare la fisionomia ideologica e discriminatoria di quella legge che andava, ancora una volta, a colpire i diritti civili collegati alla sfera riproduttiva e della sessualità.
Ma evidentemente certe forze politiche, in nome di una presunta “naturalità”, vogliono controllare i desideri delle persone ed in particolare il corpo femminile. Sì perché le decisioni del centrodestra, che governa la Regione Lombardia, hanno una coerenza impressionante quando si tratta di libertà femminile. Quest’ultima decisione, infatti, si allinea al tenace e progressivo smantellamento e snaturamento dei Consultori.
Il movimento delle donne è sceso in piazza molte volte contro i tentativi di annullare la possibilità di ricorrere all’interruzione di gravidanza sancita da un referendum storico che sottraeva, per la prima volta, il corpo femminile al controllo statale, maschilista e anche clericale.
I rappresentanti di ASL Lombardia, sollecitati dalla richiesta dell’assessorato alle politiche sociali del Comune, a cui si erano rivolte a più riprese le donne del “Tavolo Consultori” della Commissione Pari Opportunità, dopo due anni ci hanno comunicato il progetto della Regione di trasformare i consultori rimasti in piedi, in “Centri per la Famiglia” e che quindi si occuperanno anche di anziani, portatori di handicap e via di seguito.
Quando le leggi dello stato non concordano con l’ideologia di chi governa la nostra regione, le si svuota trasformandone la fisionomia, o, come nel caso della fecondazione eterologa, negando un servizio sociale colpendo così le coppie meno abbienti che non potranno sostenere le ingenti spese per un percorso spesso lungo e difficile.
Una decisione, quindi, contraria alla Costituzione che sancisce l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine davanti alla legge.
Ringrazio il Sindaco e l’assessore Majorino per essersi espressi con grande chiarezza in difesa di quelle coppie che saranno discriminate.
Sono certa che le donne di Milano e della Lombardia e si mobiliteranno per impedire i famigerati “pellegrinaggi sanitari” in altre regioni o all’estero (come successo finora), ai quali saranno costrette le donne e le coppie che desiderano avere dei figli.