immagine aerea di Mossul (wikipedia)
Aiutate dall’aviazione statunitense, le forze curde hanno ripreso la più grande diga dell’Iraq, strappandola allo Stato Islamico, che è finito nel frattempo anche sotto il tiro dei raid siriani dall’altro lato della frontiera. Nell’ovest del paese i ‘jihadisti’ si trovano inoltre ad affrontare in queste ore una controffensiva da parte di comunità sunnite locali.
“La diga di Mossul è stata totalmente liberata” ha detto Ali Awni, dirigente del principale partito curdo iracheno, aggiungendo che i combattimenti si sarebbero spostati a Tal Kayf, località in mano ai combattenti estremisti situata a un centinaio di chilometri di distanza.
Presente anche nel complesso conflitto che da tre anni insanguina la Siria, lo Stato Islamico si trova a fare fronte anche con la ribellione siriana e le forze governative di Damasco che ieri hanno condotto una serie di raid contro le sue postazioni, uccidendo una trentina di combattenti.
L’opposizione siriana ha chiesto agli occidentali, Stati Uniti in testa, di intervenire contro lo Stato Islamico in Siria così come viene fatto in Iraq.
Nel frattempo, nella provincia occidentale di Al Anbar una ventina di clan sunniti, appoggiati dalle forze di sicurezza, hanno sferrato l’attacco contro altre postazioni degli ‘jihadisti’, respingendoli oltre alcune aree che controllavano nei pressi del capoluogo Ramadi; scontri sarebbero in corso anche nella località strategica di Haditha, più a nord.