Protesta a favore degli Yezidi. Foto: GfbV.
L’Associazione per i popoli minacciati (APM) saluta la decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di indebolire finanziariamente le milizie estremiste dell’IS, lo Stato Islamico, in Iraq e al tempo stesso bloccare l’afflusso di combattenti. L’appello è anche ai governi europei affinché verifichino a chi esattamente vanno gli aiuti materiali e finanziari forniti all’opposizione siriana. Gruppi estremisti come anche il fronte Nusra o Isis collaborano con gruppi più moderati attraverso i quali potrebbero effettivamente ottenere soldi e armi provenienti dall’Europa. L’APM inoltre teme che le milizie radicali dispongano ormai di strutture logistiche in Turchia, visto l’appoggio fornito dal governo turco all’opposizione siriana. A lungo termine la loro presenza nel paese potrebbe comportare un pericolo gravissimo anche per le minoranze religiose presenti in Turchia.
La situazione degli Yezidi circondati dai miliziani Isis è tuttora disperata. Da otto giorni quasi l’intera comunità yezida dell’Iraq è in fuga. Almeno 55.000 persone si trovano nelle montagne del Sinjar, senza acqua né cibo e circondate dai miliziani Isis. Secondo alcune testimonianze raccolte dall’APM, molti voli umanitari volti ad portare in salvo o almeno a lanciare acqua e cibo ai profughi yezidi non decollano per la semplice mancanza di carburante. Altre centinaia di migliaia di persone soprattutto Assiri, Aramei e Caldei cristiani ma anche musulmani moderati e sciiti sono in fuga dagli estremisti che nella loro avanzata hanno ucciso centinaia di persone e rapito donne e ragazze.