Pubblichiamo la lettera inviata al “Sole 24 ore” da Basilio Rizzo, Presidente del Consiglio Comunale di Milano sulla vicenda degli spazi nella Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.
Gent.ma dott.ssa Bottelli,
sono stimolato a scriverLe per inquadrare la vicenda della Galleria in tutti i suoi aspetti, ovviamente nella mia ottica di rappresentante pro-tempore e pro-quota dell’interesse dei cittadini milanesi.
Sgomberiamo subito il campo: è evidente che la presenza di importanti marchi della moda e perché – no del lusso aiuti l’economia della città e dunque è bene che ciò sia garantito. Ed è fuori discussione che siano utili, benvenuti e necessari gli investimenti di privati su un bene pubblico. Spero sia altrettanto scontata la considerazione che, essendo la Galleria un bene prezioso di tutti i milanesi, i frutti della sua gestione debbano essere prevalentemente a vantaggio della collettività.
Nel passaggio delle concessioni degli spazi questo avviene? Prendiamo a mo’ di esempio il caso Bernasconi-Versace. Gli altri sono assolutamente analoghi. Bernasconi rinnova nel 2008 un contratto di concessione per 12 anni. (A pensar male ha già un preaccordo con Versace, ma la cosa non è influente). Versace intende subentrare. La concessione si sa non è cedibile. Per aggirare l’incedibilità si ricorre alla procedura della cessione del ramo d’azienda (che come tutti sanno è cosa diversa!). Sostanzialmente viene “ceduto” il contratto in corso con il Comune di Milano per usufruire dello spazio in Galleria. Questa cessione avviene al valore di 15 milioni che passano da Versace a Bernasconi. Al Comune va il raddoppio del contratto d’affitto e come contributo “volontario” un aiuto per “ripulire” la Galleria stessa. Il proprietario del bene prende una porzione molto inferiore del valore complessivo della transazione. L’affittuario e non il padrone sceglie chi subentra, ovvero il concessionario precedente “sceglie” chi entra e monetizza gran parte dell’utile. E’ giusto tutto questo?
Penso che il Sole 24 Ore sia decisamente per la concorrenza, per il mercato. Allora è un delitto o è cosa buona e giusta pensare che se il bene non viene più usufruito venga messo a gara: così che tutti possano concorrere e il frutto della concorrenza vada a vantaggio dei proprietari del bene (i milanesi) ?
Non è bene che tutti i marchi possano contendersi un bene quando esso è così unico ed appetibile? L’opportunità deve essere offerta a tutti ed i vantaggi vadano ai cittadini.
Se una “firma” è disposta a spendere 15-20 o più milioni per entrare in Galleria non è giusto che ciò avvenga alla luce del sole, in una gara con tutte le garanzie di massima trasparenza e pari opportunità, senza che nessuno possa dire tu sì, tu no? E non sarebbe più equo e di maggiore soddisfazione per tutti, anche ritengo per le “firme” che entrano, che le risorse vadano ai milanesi, piuttosto che a chi avuto la fortuna (o qualche santo in paradiso…) di avere la disponibilità dello spazio?
Fermo restando il diritto/dovere di chi amministra la cosa pubblica di indicare le diverse tipologie di presenze (librerie, ristoranti, abbigliamento, lusso ecc…) che servono ad assicurare equilibrio alla vita della Galleria. Questa molto semplicemente è la proposta che mi sento di fare.
Curiosamente, ma non troppo, mi tocca chiedere dal versante “pubblico” garanzie di vera concorrenza, vere pari opportunità che credo siano le regole del mercato! E renderò merito al TAR ed alla saggezza dell’Amministrazione se ciò finalmente sarà possibile. Peraltro proprio una delle gare ha portato Prada al posto di Mac Donald!
Da ultimo, senza retorica, quante buone cose potrebbe fare il Comune se nelle sue casse (come sarebbe peraltro assolutamente ovvio e normale accadesse) arrivassero i milioni di euro che Armani, Prada, Versace e quanti altri sono disposti a spendere per gli spazi in Galleria?