Il Coordinamento nazionale per la pace in Siria esprime profonda preoccupazione per il rapimento delle due ragazze italiane nel villaggio di al Abzemo, ad ovest della città di Aleppo in Siria. Siamo vicini alle famiglie di Vanessa Marzullo e di Greta Ramelli e auspichiamo che le ragazze siano rilasciate in breve tempo.
La vicenda, però, per il suo sviluppo pone una serie di questioni che il Coordinamento ha il dovere di porre all’attenzione dell’opinione pubblica italiana, anche perché il rapimento di cooperanti (o presunti tali) in aree di crisi è un fatto tutt’altro che casuale.
Le due ragazze sono entrate in Siria dalla Turchia senza un regolare visto, attraverso un confine presidiato da gruppi armati e da bande criminali. Entrate nel paese, si sono recate in una delle zone più pericolose della Siria, in un’area controllata da gruppi jihadisti, responsabili di numerose atrocità e crimini contro l’umanità. Si apprende, inoltre, che le due ragazze fossero “protette” da uomini del Fronte islamico, fazione radicale attiva nell’area.
Perché le due ragazze si accompagnavano a questo gruppo armato? Come sono entrate in Siria e da chi sono state accompagnate dai combattenti?
È vero che la sede del loro progetto umanitario era l’abitazione del capo dei cosiddetti ribelli della zona dalla quale sono state prelevate?
Sono tutti interrogativi ai quali occorre dare al più presto una risposta, pur nella cautela dovuta a una situazione di grande difficoltà per le ragazze.
Inoltre, occorre sottolineare che una cosa è la cooperazione, un’altra il volontariato e altro ancora è l’attivismo al fianco di gruppi che partecipano alla guerra in Siria. Aiutare il popolo siriano e volere il suo bene, anche con progetti nobili, significa stare lontano da chi ogni giorno è portatore di morte e caos.
Vogliamo pensare che le due ragazze siano state ingenue. Andare in quella parte della Siria in questo momento è estremamente pericoloso. È difficile pensare che siano arrivate nella zona di Aleppo senza avere dei contatti. È quindi opportuno che le autorità italiane facciano chiarezza sull’eventuale presenza di altri italiani nei giorni della loro permanenza in Siria e del ruolo che hanno svolto.
In questo momento è fondamentale che l’Italia riapra i canali diplomatici con il governo di Damasco per risolvere questioni delicate come quella del rapimento di Vanessa Marzullo e di Greta Ramelli. Bisogna evitare che i commercianti di guerra e i mercenari utilizzino il rapimento come fonte di finanziamento delle loro attività criminali.
Per questa ragione, chiediamo che qualunque richiesta di riscatto che dovesse pervenire dalle bande criminali che tengono in ostaggio le due ragazze, sia rispedita al mittente.
Quei soldi, come è noto, non sarebbero destinati al bene del popolo siriano ma alla sua sofferenza. Pur sforzandoci di capire le ragioni umanitarie che stanno dietro a un gesto simile, siamo certi che il pagamento di denaro sarebbe un incentivo a ulteriori rapimenti e azioni criminali.
Infine, è necessario ricostruire veri rapporti di cooperazione avvalendosi di soggetti affidabili in grado di lavorare al fianco della popolazione e di tutte quelle organizzazioni che costruiscono ponti di pace tra tutte le componenti della variegata società siriana.
Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria
7 Agosto 2014