Nell’ambito della sua richiesta di un embargo totale sulle armi destinate a tutte le parti coinvolte nel conflitto, Amnesty International ha sollecitato gli Usa a porre fine alla fornitura a Israele di ampi quantitativi di armi, strumento per compiere ulteriori gravi violazioni del diritto internazionale a Gaza.

La richiesta e’ giunta all’indomani dell’approvazione, da parte del Pentagono, dell’immediato trasferimento di munizioni per granate e mortai alle forze armate israeliane. Queste forniture si trovano già in Israele, in un deposito di armi Usa e seguono l’arrivo nel porto di Haifa, il 15 luglio, di una fornitura di 4,3 tonnellate di motori a razzo.

Queste forniture si aggiungono ad altre già inviate dagli Usa a Israele tra gennaio e maggio 2014, per un valore di 62 milioni di dollari e comprendenti componenti per i missili guidati, lanciarazzi, componenti di artiglieria e armi leggere.

“Il governo Usa sta gettando benzina sul fuoco attraverso la continua fornitura delle armi usate dalle forze armate israeliane per violare i diritti umani. Washington deve rendersi conto che spedendo queste armi sta esacerbando e continuando a consentire gravi violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione civile di Gaza” ha dichiarato Brian Wood, direttore del programma Controllo sulle armi e diritti umani di Amnesty International.

I gruppi armati palestinesi, a loro volta, continuano a lanciare razzi indiscriminati in territorio israeliano, mettendo in pericolo la popolazione civile in flagrante violazione del diritto internazionale. Amnesty International ha ripetutamente chiesto la fine di questi attacchi, che costituiscono crimini di guerra.

La settimana scorsa, il presidente del Parlamento iraniano ha dichiarato che l’Iran ha trasferito ad Hamas competenze tecniche per produrre armi. Nel novembre 2012 aveva affermato che l’Iran aveva dato sostegno finanziario e militare ad Hamas. A sua volta il comandante della Guardie rivoluzionarie iraniane aveva reso noto di aver fornito tecnologia missilistica ad Hamas. Combattenti di Hamas hanno ammesso di aver lanciato contro Tel Aviv missili del tipo Fajr 5 in dotazione all’Iran, precisando di aver usato nella maggior parte dei casi razzi a corto raggio M25 o razzi Qassam e Grad.

Gli Usa sono di gran lunga il principale esportatore di forniture militari a Israele. Secondo dati resi pubblici dal governo di Washington, le forniture nel periodo gennaio – maggio 2014 hanno compreso lanciarazzi per un valore di quasi 27 milioni di dollari, componenti per missili guidati per un valore di 9,3 milioni di dollari e “bombe, granate e munizioni di guerra” per quasi 762.000 dollari.

Dal 2012, gli Usa hanno esportato verso Israele armi e munizioni per 276 milioni di dollari. Questo dato non comprende l’esportazione di equipaggiamento militare da trasporto e di alta tecnologia.

La notizia della ripresa delle forniture a Israele è arrivata il 30 luglio, il giorno stesso in cui gli Usa hanno condannato il bombardamento di una scuola delle Nazioni Unite in cui sono state uccise almeno 20 persone, tra cui bambini e operatori umanitari.

“E’ profondamente cinico che la Casa Bianca condanni la morte e il ferimento di civili palestinesi, compresi bambini e operatori umanitari, sapendo bene che i militari israeliani responsabili di quegli attacchi sono armati fino ai denti con armi ed equipaggiamento militare pagati dai contribuenti statunitensi” ha commentato Wood.

Amnesty International continua a chiedere alle Nazioni Unite d’imporre immediatamente un embargo totale sulle armi destinate a Israele, ad Hamas e ai gruppi armati palestinesi, per prevenire violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani di tutte le parti.

In assenza di un embargo decretato dalle Nazioni Unite, l’organizzazione per i diritti umani chiede a tutti gli stati di sospendere unilateralmente le forniture di munizioni ed equipaggiamento e assistenza militare a tutte le parti coinvolte nel conflitto, fino a quando le violazioni dei diritti umani commesse nei precedenti conflitti non saranno adeguatamente indagate e i responsabili portati di fronte alla giustizia.

“In quanto principali esportatori di armi verso Israele, gli Usa devono indicare la direzione e dimostrare il loro proclamato rispetto per i diritti umani e il diritto internazionale umanitario, sospendendo con urgenza i trasferimenti di armi verso Israele e facendo pressione affinché le Nazioni Unite proclamino l’embargo nei confronti di tutte le parti coinvolte nel conflitto. Se non lo faranno, mostreranno profondo disprezzo per le vite perse da ambo le parti nel conflitto in corso” ha aggiunto Wood.

Dall’8 luglio, quando Israele ha lanciato la sua ultima offensiva militare su Gaza, oltre 1.400 palestinesi – in maggioranza civili – sono stati uccisi. Sono morti almeno 56 militari israeliani, due civili israeliani e un cittadino thailandese.