La 4a edizione di “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere” si sta per concludere: il viaggio-esempio di Pietro Rosenwirth ha raggiunto il suo culmine il 14 luglio, quando il triestino ha raggiunto col suo scooter-trike multiadattato Cabo da Roca, l’estremo ovest dell’Europa. Abbiamo contattato Rosenwirth durante la sua permanenza in Spagna per fargli un’intervista.
Siamo ormai alla fine della 4° edizione di “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere”. Che sensazione si prova quando si raggiunge, tra le varie difficoltà, l’obiettivo atteso?
Negli ultimi anni le mie condizioni di salute sono peggiorate, perciò organizzare e cercare di realizzare questi viaggi sta divenendo sempre più complicato. Essere arrivato a Cabo da Roca è stato per me molto emozionante, ma soprattutto sorprendente. Infatti non facevo che ripetermi “Ci sono arrivato. Ci sono arrivato!”.
Resta però tutto il ritorno da fare e, se tutto andrà come previsto, sono circa altri 3.000.Km: il viaggio non è ancora finito.
Puoi spiegare ai lettori di Pressenza quali sono le motivazioni che ti spingono ogni anno a intraprendere questo lungo viaggio?
Quando sono a casa mi sento come recluso ed è come se mi spegnessi lentamente. Certo, in parte dipende da me, ma anche dall’ambiente in cui vivo, una situazione generale in cui le prospettive per il futuro sono sempre più incerte e indefinite, sia per i normo-considerati sia per gli handicappati. Per questi ultimi poi, con tutti i tagli alla spesa pubblica, sta diventando sempre più difficile gestire la propria quotidianità. Un profondo disgusto e rifiuto per questa situazione così violenta mi spinge a fare, attraverso quello che più mi piace, un tentativo per smuovere le coscienze, far pensare e acquisire maggior consapevolezza su problematiche sotto gli occhi di tutti, ma ancora troppo spesso ignorate. Per me, una azione conta molto di più di tante parole e quindi cerco di agire.
Dopo quattro edizioni possiamo fare un breve bilancio: per quanto riguarda le problematiche da te denunciate, cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale?
Basandomi sulla mia esperienza, noto ancora enormi differenze non solo tra stato e stato, ma anche da città a città. Però credo anche che nei paesi dove si sta tentando di aprirsi al futuro ci sia anche maggiore attenzione e tentativi concreti di risolvere quelle che sono poi le cose che rendono una vita un po’ più semplice come, per fare un esempio, l’accessibilità al trasporto pubblico, la base della libertà di movimento che è il cuore stesso del mio “Sogno”. Dato che ora sono in Spagna posso dire che ho visto tanta attenzione a questi temi: ci sono ancora un’infinità di cose da fare, ma ciò che mi sembra evidente è che l’abbattere barriere non vada visto solo come un problema da risolvere, ma come un’opportunità per aprire nuove possibilità, nuove strade. Ribadisco che questa è solo la mia personale esperienza e quello che ho potuto percepire nel mio girovagare, ma spero di non sbagliarmi!
Hai avvertito una maggiore sensibilità da parte della gente, dei vari sponsor e dei mezzi di comunicazione?
Dalle persone spesso sì: in queste prime 2 settimane di viaggio praticamente nessuno mi ha ancora suonato o lampeggiato e quando ne ho avuto bisogno ho trovato molta disponibilità ad aiutarmi.
Da parte dei media ci sono diversi riscontri, ma è anche vero che “fare notizia” è sempre più difficile. Personalmente sono soddisfatto dell’eco che questa edizione di “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere” sta ottenendo, anche grazie proprio a Pressenza, che è media partner ufficiale.
Per quanto riguarda le collaborazioni non posso che ringraziare chi mi sta supportando ormai da 4 anni: Givi, TucanoUrbano, Pentagramm, Business First, Audiodavil, Centro estetico Ashram e tutti coloro che hanno “adottato” chilometri e chilometri del viaggio facendo una donazione alla Onlus che, è bene ricordarlo, per questo viaggio può contare sul Patrocinio di Telethon. Per le iniziative future spero si aggiunga qualche altra realtà per non dovere ridimensionare ancora i prossimi viaggi, anche se mi risulta sempre più difficile trovare aziende che vogliano legare il proprio marchio ad un’iniziativa legata al mondo dell’handicap.
Nel 2015 si terrà l’ultima edizione di “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere”. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In realtà, la mia salute sta condizionando molto la mia vita e quindi anche i miei progetti: non sono al momento sicuro di poter fare un altro viaggio già nel 2015, anche se ci proverò con tutte le mie forze. Non penso che si tratterrà dal viaggio-esempio-conclusivo “Spiritualmente Abili: 1 anno alla scoperta dei Luoghi Sacri del pianeta”, ma comunque tenterò qualcosa di più impegnativo di questa edizione: mi piacerebbe andare verso est, molto ad est… Nel frattempo, cercherò di promuovere e diffondere quanto più possibile ciò che ho fatto finora.