Anche quest’anno la giunta regionale lombarda con delibera di attuazione dell’art 8 L. Regionale n. 19 del 2007, nell’erogare la “dote scuola” ha sottratto cospicue somme di denaro alla scuola pubblica. La dote scuola (oggi rinominata Dote per la Libertà di scelta) è un fondo erogato dalla Regione Lombardia a sostegno delle famiglie che scelgono la scuola privata. Questo non costituirebbe nessun problema se le scuole pubbliche avessero un adeguato sostegno economico dallo Stato e se fosse anche garantito alle famiglie un sostegno economico per il diritto alla studio in forma armonica e proporzionale. Purtroppo è tutto il contrario! La scuola pubblica nell’ultimo decennio è stata oggetto di numerosi attacchi politici per ridurne drasticamente le spese, vedi Riforma Gelmini.
Ma ancor più subdolo e strisciante è il principio sdoganato da larga parte politica, secondo cui è divenuto valore prioritario difendere la “libertà di scelta” tra scuola pubblica e privata; si tratta di un principio neoliberista che ha messo in discussione la difesa di una scuola pubblica e di qualità per tutti e di fatto ha deviato i già scarsi fondi destinati alle famiglie che frequentano le scuole pubbliche a favore di quelle che mandano i propri figli in scuole paritarie private o confessionali.
Tale delibera in concreto ha decretato che tutti i bambini delle scuole pubbliche lombarde non avessero diritto alla dote (che varia intorno ai 100 euro a bambino), giustificando quest’atto discriminatorio come un contributo inutile in quanto alle elementari non c’è l’obbligo di acquisto libri, mentre alle superiori si. Peccato che uno alle superiori ci deve poter arrivare! E’ inoltre strano che questo obbligo d’acquisto di materiale scolastico ci sia nelle scuole private!!
Ma non finisce qui, oltre il danno, la beffa! Infatti, per accedere ai fondi per il sostegno scolastico pubblico i criteri sono dettati dalla rigida certificazione Isee, che tiene conto oltre al reddito da lavoro di tutte le proprietà immobiliari e non. Di fatto per avere un contributo bisogna avere un reddito da fame e il contributo varia da un minimo di 60 a un massimo di € 290. Invece il contributo per la dote per la libertà di scelta, destinata esclusivamente alle famiglie che scelgono scuole private, varia da un minimo di 400 ad un massimo di 900 € e viene erogato in base a criteri esclusivamente connessi al reddito puro, quindi senza certificazione Isee.
Di quale libertà stiamo parlando? Il concetto non troppo velato è che il privato è entrato in una concorrenza sleale con il pubblico e pretende di essere “annaffiato” di vari fondi pubblici. Probabilmente gli estensori di tali delibere regionali o più ampiamente un’intera classe politica immaginano da una parte una scuola pubblica marginalizzata e per i più poveri (che si devono accontentare di quello che lo stato gli può dare senza lamentarsi troppo) e dall’altra il fiorente sviluppo del settore scolastico privato, quasi fosse un pezzo di mercato da sviluppare.
Quando un diritto diventa merce di scambio o entra nella logica del mercato i risultati sono visibili in ciò che stanno facendo alla scuola pubblica! Ma questa classe politica e in particolare la Regione Lombardia di chi e di quali interessi si sta facendo portatrice?
Noi umanisti crediamo nel diritto di ogni bambino/a di frequentare una scuola per tutti, multiculturale, laboratoriale, gratuita e di buon livello; questi non sono slogan, ma principi su cui fondare una società moderna, democratica e a misura di essere umano, senza discriminazione alcuna, compresa quella economica che è anch’essa una forma di violenza sociale. Crediamo, inoltre, che queste delibere siano dei veri e propri atti discriminatori nei confronti della maggior parte dei cittadini che ancora scelgono e credono nella scuola pubblica e in particolare delle famiglie meno abbienti. Tali atti sollecitano oltretutto la frustrazione e l’odio di quelle parti di popolazione già vessate dall’incessante crisi economica, che si vedono sempre più abbandonate e incomprese.
Con la speranza di poter rimettere la scuola pubblica al centro del dibattito sociale e ridarle il podio della priorità che le spetta oggi chiediamo che la Giunta Regionale Lombarda faccia un passa indietro, riconosca l’illegittimità della sua delibera e dia un segnale di apertura ripristinando immediatamente il contributo della dote scuola per le classi elementari e medie di tutte le scuole pubbliche, nonché di eliminare lo stesso contributo dote che viene già erogato per le scuole paritarie.