Il diritto di manifestazione rischia di essere soppresso in Russia con l’intensificarsi, negli ultimi mesi, della repressione contro le voci critiche e i dissidenti.

E’ questa la preoccupazione espressa oggi da Amnesty International in un nuovo rapporto, intitolato “Un diritto, non un reato. Violazioni del diritto alla liberta’ di manifestazione”, nel quale vengono analizzati i cambiamenti legislativi e nella prassi introdotti nel 2012 all’inizio del terzo mandato presidenziale di Vladimir Putin. Il rapporto esce mentre il parlamento sta per adottare una legge che criminalizzera’ le organizzazioni che violeranno piu’ volte le rigide norme sui raduni pubblici.

“La reazione inflessibile alle manifestazioni di febbraio e marzo di quest’anno a Mosca ha mostrato quando sia diventato difficile e pericoloso organizzare una protesta e prendervi parte. Il diritto alla liberta’ di manifestazione e’ da lungo tempo limitato in Russia, ma ora rischia di venir soppresso del tutto” – ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

Secondo le draconiane leggi in vigore in Russia, applicate in modo rigoroso, tutti i raduni pubblici devono essere autorizzati preventivamente, a meno che non si svolgano nelle zone periferiche adibite al loro svolgimenti; il mancato rispetto della norma comporta pesanti multe per gli organizzatori e i partecipanti che, se accusati di resistenza a pubblico ufficiale, possono trascorrere fino a 15 giorni in detenzione. I permessi di svolgere manifestazioni organizzate da chi esprime opinioni critiche, dissidenti o di minoranza sono quasi sempre negati.

I picchetti individuali sono consentiti senza previa autorizzazione ma negli ultimi mesi anche questi sono stati presi di mira.

I raduni spontanei sono automaticamente considerati illegali e vengono abitualmente dispersi. I partecipanti possono essere soggetti ad arresti arbitrarie a multe e a brevi periodi di detenzione.

Il rapporto di Amnesty International documenta i divieti arbitrari delle proteste, la violenta dispersione e gli arresti arbitrari di manifestanti e il mancato rispetto, da parte dei tribunali, del diritto alla liberta’ di manifestazione.

Dopo un calo delle proteste nella capitale a seguito della repressione di quella del maggio 2012 in piazza Bolotnaya, tra febbraio e marzo del 2014 Amnesty International ha registrato 10 manifestazioni a Mosca, almeno sette delle quali disperse dalla polizia che ha arrestato oltre un migliaio di persone che protestavano pacificamente. Centinaia di esse sono state condannate a pesanti multe, piu’ di una decina a diversi giorni di carcere al termine di processi iniqui.

Le nuove leggi adottate nel 2012 vengono usate anche per interrompere assemblee spontanee e impedire proteste contro il governo nei luoghi piu’ famosi di Mosca.

In parecchie occasioni, contromanifestanti hanno potuto intimidire e aggredire fisicamente i manifestanti, prima di essere dispersi. A loro volta, le forze di polizia beneficiano della quasi totale impunita’ per l’abuso della forza cui fanno spesso ricorso.

Nel 2013 e all’inizio del 2014, tutte le iniziative pubbliche programmate dagli attivisti di Amnesty International nelle zone centrali di Mosca non hanno ricevuto l’autorizzazione delle autorita’, che in cambio hanno suggerito di svolgerle in parchi lontani e isolati.

Invece, le manifestazioni a favore del governo vengono spesso autorizzate a transitare in zone vietate alle voci dissidenti e persino in aree ufficialmente vietate.

Un gruppo indipendente ha condotto una ricerca sulla frequenza di passeggio in diverse zone della capitale. Quelle scelte da Amnesty International e da altri gruppi per svolgere le loro iniziative avevano una frequenza di passeggio da 788 a 5374 persone all’ora, quelle alternative indicate dalle autorita’ non piu’ di 34 all’ora.

I tribunali russi hanno piu’ volte mancato di proteggere il diritto alla liberta’ di manifestazione. In pochissimi casi hanno dichiarato illegale la decisione di negare l’autorizzazione e non l’hanno comunque mai fatto in tempo utile affinche’ l’iniziativa potesse ancora svolgersi.

Le limitate garanzie procedurali nei processi amministrativi e la riluttanza di molti giudici a esaminare in modo adeguato il comportamento delle forze di polizia, se non a esaminarlo del tutto, hanno dato luogo a procedimenti iniqui terminati con centinaia di multe e numerose detenzioni.

“Sta diventando sempre piu’ chiaro che le autorita’ russe sono determinate ad assumere il pieno controllo dell’uso degli spazi pubblici e delle opinioni che possono esservi comunicate ed espresse. I tribunali russi non vogliono opporsi a tutto o questo o non sono in grado di farlo” – ha sottolineato Krivosheev.

“Col divieto nei confronti delle proteste, importanti organizzazioni non governative costrette a chiudere e il bavaglio nei confronti della stampa indipendente, il dissenso e’ sempre di piu’ confinato nello spazio privato delle mura domestiche. E’ preoccupante per il futuro e, insieme, un richiamo infausto di un passato non cosi’ remoto” – ha concluso Krivosheev.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 3 giugno 2014

Il rapporto “Un diritto, non un reato. Violazioni del diritto alla liberta’ di manifestazione” e’ disponibile in lingua inglese all’indirizzo: http://www.amnesty.it/Russia-assalto-alle-proteste
e presso l’Ufficio Stampa di Amnesty International Italia.