Il delitto d’onore è un’azione “altamente condannabile” e “anti-islamica”: lo si legge in una dichiarazione scritta da alcuni leader religiosi pakistani. Mentre il Consiglio degli Ulema di tutto il Pakistan sta organizzando un vertice domani, 5 giugno, coinvolgendo i leader di tutte le sette per discutere del fenomeno dei delitti d’onore, dopo l’uccisione di una donna incinta, di 25 anni, Farzana Parveen, di fronte alla sede del tribunale di Lahore.
“La figlia è un dono di Allah e la sensazione di essere disonorato da tua figlia è proibito nell’Islam. Uccidere una figlia e umiliarla è segno di ignoranza”, continua la nota, affermando che “la Fatwa (condanna religiosa) dovrebbe servire come promemoria per coloro che uccidono i loro cari in nome della tutela dell’onore”.
Zahid Mehmood Qasim, segretario generale del Consiglio degli Ulema, commentando la dichiarazione ha detto che “la signora che è stata assassinata dai parenti per aver sposato l’uomo che amava, invece di un cugino scelto per lei, non meritava la morte”, perché l’atto rientra nell’ambito degli insegnamenti del Profeta Maometto, del Corano e della Sunnah.
La brutalità di questo caso ha provocato indignazione in tutto il paese e nel mondo. Quasi 900 donne sono morte di tali crimini nel 2013, secondo la Commissione diritti umani del Pakistan. Il numero effettivo potrebbe essere più alto, dal momento che molti casi di “delitti d’onore” non vengono denunciati. Secondo un rapporto del Pew Research Center 2011, quattro pakistani su dieci considerano che il delitto d’onore delle donne può essere “ giustificato almeno qualche volta”.
Il Consiglio degli Ulema ha stabilito come tema principale del sermone durante la preghiera di venerdì prossimo l’affermazione: “La figlia è un dono non un problema”.