Amnesty International ha raccolto informazioni su una serie di esecuzioni extragiudiziali di detenuti, da parte delle forze governative e di milizie sciite, nelle citta’ irachene di Tal’Afar, Mosul e Ba’quba.
Le testimonianze di detenuti sopravvissuti e dei parenti di quelli uccisi suggeriscono che le forze irachene abbiano agito prima di ritirarsi da Tal’Afar e Mosul, ora controllate dall’Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) cosi’ come a Ba’quba, dove le forze governative e le milizie sciite stanno contrastando il tentativo dell’Isis di conquistare la città.
“Le notizie di numerosi detenuti sunniti uccisi a sangue freddo mentre erano in custodia delle forze di sicurezza sono profondamente allarmanti. Pare emergere un terrificante schema di attacchi contro i sunniti in rappresaglia per le conquiste territoriali dell’Isis” – ha dichiarato Donatella Rovera, alta consulente per le crisi di Amnesty International, che si trova attualmente nel nord dell’Iraq.
“Anche nel mezzo di una guerra ci sono regole che non vanno mai trasgredite. Uccidere prigionieri e’ un crimine di guerra. Il governo deve ordinare immediatamente un’indagine indipendente e imparziale sulle uccisioni e assicurare che i responsabili siano portati di fronte alla giustizia” – ha aggiunto Rovera.
Ex detenuti e parenti delle vittime hanno riferito ad Amnesty International che, la notte del 15 giugno, circa 50 detenuti sunniti sono stati uccisi negli uffici dell’agenzia antiterrorismo di al-Qala’a e Tal’Afar.
In un altro episodio avvenuto a Mosul la sera del 9 giugno, soldati dell’agenzia antiterrorismo sono entrati in una cella nella zona di Hay al-Danadan e hanno portato via 13 detenuti. Di li’ a poco, si sono uditi colpi d’arma da fuoco.
Il sindaco di Ba’quba, Abdallah al-Hayali, ha riferito ad Amnesty International che all’alba del 16 giugno 50 persone, tra cui suo nipote Yassir, sono state uccise in modo extragiudiziale da miliziani sciiti nella stazione di polizia di al-Wahda. Il parente era stato arrestato un mese prima ed era stato torturato: gli avevano strappato le unghie e lo avevano colpito con la corrente elettrica.
Amnesty International sta indagando su denunce relative a un ampio numero di prigionieri uccisi dall’Isis nella prigione di Badoush, a Mosul.
L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato l’Isis, cosi’ come tutti i gruppi armati e le forze che stanno prendendo parte al conflitto, a porre fine alle uccisioni sommarie e alla tortura dei detenuti, cosi’ come agli attacchi deliberati e indiscriminati contro i civili. Si tratta di crimini di guerra, che devono essere perseguiti sulla base del diritto internazionale.
“Coloro che si stanno rendendo responsabili di crimini di guerra in Iraq devono sapere che l’impunita’ di cui stanno attualmente beneficiando non durera’ per sempre. Un giorno verranno chiamati a rispondere del loro operato di fronte alla giustizia” – ha concluso Rovera.