VIRTU’ che CAMBIANO IL MONDO. PARTECIPAZIONE e CONFLITTO per i BENI COMUNI

di Guido Viale

Recensione di Laura Tussi e Alfonso Navarra

Feltrinelli, 2013

Con il suo ultimo libro “Virtù che cambiano il mondo. Partecipazione e conflitto per i Beni Comuni”, Guido Viale indica e analizza le qualità che garantiscono a tutti un’apertura verso un mondo diverso, un veicolo finalizzato a raggiungere una giustizia per il sociale e per l’ambiente. Un tale elevato ed auspicabile obiettivo sarebbe raggiungibile, secondo l’Autore, tramite sia la risoluzione delle conflittualità intrinseche nelle lotte contro il sistema di potere, sia l’adesione, la presenza, l’interessamento passionale, il prendere parte alle rivendicazioni decisionali per cambiare la politica e la sua agenda. Decisivo è il nostro modo di concepire la società e il mondo, con comportamenti e buone pratiche quotidiane, basate sulla partecipazione e la condivisione continua delle decisioni. Le “Virtù”,  nell’”eclisse del desiderio”, legata alla dissoluzione della figura del padre e del senso del limite, dettata dal trionfo del “pensiero unico”, sono bistrattate da un sistema di potere basato sulla meritocrazia e il servilismo, dominante il contesto sociale diviso tra “vincenti” e “perdenti”.  La competizione universale ad oltranza di tutti contro tutti è imposta dall’avanzata di un neoliberismo postfordista e reazionario che aliena gli esseri umani deprivandoli di dignità, travalicando ormai l’antiautoritarismo in fabbrica e il ritorno dell’indignazione nelle piazze.

Le virtù della dignità, dell’accoglienza, dell’empatia, della conoscenza, della sobrietà sono necessarie ad avviare un percorso futuro di trasformazione del mondo in una “conversione ecologica” che parta dalle rivendicazioni dal basso contro lo strapotere della formula TINA (“There is no alternative”), che impone la legge dell’industria e delle grandi opere, tramite la dittatura dell’ignoranza, dell’obnubilamento della ragione, del liberismo capitalista sintetizzato dai suoi principali esponenti: Thatcher, Reagan, Woitila.

Per una democrazia dal basso e per la trasformazione ecosostenibile del pianeta, secondo Viale, è necessario coniugare lotte e saperi, nell’aggregazione di soggetti dissenzienti e di movimenti diversi, in un’educazione permanente fondata sulle buone pratiche dei saperi diffusi e delle scuole di vita, di cui il mondo della disoccupazione, della precarietà e del lavoro è straordinariamente ricco.

L’orizzonte da raggiungere è la conversione ecologica di cui parlava Alex Langer, quale percorso necessario per ricondurre l’attività e la convivenza umane, entro i limiti della sostenibilità sociale e ambientale, tramite le virtù dell’immaginazione e della creatività, così da produrre meglio e consumare meno, cambiando lo stile di vita, nel consumo etico, solidale, di scambio, contro la crisi non solo congiunturale, ma soprattutto ambientale. Infatti la conversione ecologica è una scelta etica, un’abiura all’individualismo che domina l’attuale cultura, nella mendace prospettiva di perseguire la propria affermazione personale nella competizione senza regole e remore verso il nostro prossimo.

Ma Viale è convinto che cambiare si può: la riconversione produttiva, la riterritorializzazione, la priorità del ruolo dei servizi pubblici locali sono l’antidoto alla privatizzazione che sta consegnando i beni comuni e la ricchezza collettiva al mondo della finanza internazionale. Per riappropriarci dei Beni Comuni è necessario fare comunità, e coordinarsi in reti sociali convergenti, per superare la logica dell’individualismo competitivo, come avviene con le varie forme di resistenza al “pensiero unico”, che si contrappongono appunto all’imposizione del sistema neoliberista: un grande esempio è la lotta NO-TAV in Val di Susa. La democrazia partecipata dal basso, lo spazio pubblico e le nuove forme di convergenza, cooperazione, deliberazione consensuale non sono dissociabili dal Bene Comune della conoscenza, del legame sociale, della creatività.

La lotta contro l’appropriazione e la privatizzazione, per la conversione ecologica, nel ciclo della partecipazione attiva e diretta, è necessariamente fondata sulle cosiddette “Virtù che cambiano il mondo”, ossia scelte, orientamenti, saperi, comportamenti e abitudini, che si sviluppano nella condivisione, nella reciprocità, nell’accoglienza.

Viale, nella sua preziosa opera, individua percorsi di formazione capaci dell’ organizzazione necessaria per esautorare gli attuali poteri politici, imprenditoriali, amministrativi e culturali, che sono, all’opposto, incapaci di assicurare prospettive di futuro, non solo al nostro Paese, ma all’intero Pianeta. Le “Virtù”, nutrenti le lotte di base e le pratiche alternative, che garantiscono a tutti un’apertura verso un mondo diverso, costituiscono la possibilità di sottrarsi all’attesa impotente della catastrofe economica e ambientale che incombe: possiamo insieme “sgonfiare” questa “bolla” fondata sul nulla degli ego dominati dall’ambizione e dalla paura.

Note:

su A-Rivista Anarchica n. 390 giugno 2014:
www.arivista.org