In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, Amnesty International ha puntato il dito contro gli “spettacolari fallimenti” del Consiglio di sicurezza nel mantenere la pace e la sicurezza a livello internazionale.
L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato gli stati membri del Consiglio di sicurezza ad agire più incisivamente per proteggere le popolazioni civili e prevenire la fuga di milioni di persone dalle loro case.
La risposta inefficace o tardiva del Consiglio di sicurezza e, in alcuni casi, del Segretariato delle Nazioni Unite ai conflitti in corso in Siria, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e Iraq, hanno consentito una spirale di violenza e la devastazione di innumerevoli comunita’ prima che venisse assunta, neanche sempre, un’azione degna di nota.
“Apatia, alleanze e vantaggi politici devono cessare di prevalere sulle preoccupazioni per i diritti umani quando il Consiglio di sicurezza e’ chiamato a prendere decisioni” – ha dichiarato Sherif Elsayed-Ali, vicedirettore del programma Temi globali di Amnesty International.
“Mentre i diplomatici discutono di mozioni d’ordine, le abitazioni vengono rase al suolo e famiglie intere sono costrette alla fuga. Prolungati ritardi e veti alle risoluzioni stanno fiaccando il presunto ‘braccio forte’ delle Nazioni Unite”.
Il ritardato dispiegamento dei peacekeeper delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana ha comportato la fuga di migliaia di persone prima dell’arrivo delle truppe.
Il ripetuto fallimento del Consiglio di sicurezza nel deferire la situazione della Siria alla Corte penale internazionale, con la conseguente mancata incriminazione dei responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità, ha contribuito alla più grande crisi di rifugiati del mondo.
Nel frattempo, i paesi che hanno impedito qualsiasi azione degna di nota sulla Siria sono quelli che stanno collaborando meno alla risoluzione della crisi globale dei rifugiati: Russia e Cina hanno non hanno reinsediato alcun rifugiato nel 2013. La loro donazione all’appello delle Nazioni Unite per la Siria – la più grande raccolta di fondi nella storia dell’organizzazione – è egualmente vergognosa: la Cina non l’ha finanziata affatto, mentre la Russia ne ha finanziato lo 0,3 per cento nel 2013 e lo 0,1 per cento nel 2014.
Nonostante il loro svantaggio dal punto di vista economico, i paesi in via di sviluppo stanno sostenendo il maggiore onere della crisi: Giordania, Iran, Libano, Pakistan e Turchia sono i cinque paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati. Nel 2013, tre di questi paesi (Giordania, Libano e Turchia) hanno accolto complessivamente 1.524.979 rifugiati soltanto dalla Siria.
Per contrasto, nel 2013 gli Usa hanno consentito il reinsediamento di 36 siriani, sebbene reinsedino migliaia di persone provenienti da altri paesi. I 28 stati membri dell’Unione europea si sono impegnati a reinsediare 30.498 siriani, 25.000 dei quali nella sola Germania.
Nel 2013 hanno chiesto asilo politico nell’Unione europea almeno 435.000 persone ma solo 136.000 l’hanno ottenuto.
“Coloro che si proclamano leader mondiali arrancano profondamente rispetto ai paesi in via di sviluppo quando si tratta di sopportare l’onere della crisi globale dei rifugiati” – ha commentato Elsayed-Ali. “Considerati i vantaggi economici dei paesi ricchi rispetto a quelli poveri, e’ doppiamente sorprendente vedere che i primi vengono cosi’ clamorosamente meno alla loro responsabilita’ di proteggere i rifugiati. Tutto questo deve finire”.
Nonostante il basso numero di rifugiati che devono fronteggiare, i paesi del mondo sviluppato spesso sottopongono questi ultimi e i richiedenti asilo a violazioni dei diritti umani. La Grecia si distingue per la violenza e le intimidazioni nei confronti dei migranti e dei rifugiati che arrivano alla sua frontiera in cerca di protezione, salvezza e di un futuro migliore in Europa.
dal sito UNHCR
Amnesty International ha documentato numerosi casi di persone denudate, rapinate dei loro beni personali e con le armi puntate contro prima di essere respinte oltreconfine verso la Turchia.
L’Australia, che ha una delle densità di popolazione più basse al mondo, nasconde le gravi violazioni dei diritti umani che avvengono nei centri per richiedenti asilo allestiti oltremare, a Nauru e sull’isola di Manus, in Papua Nuova Guinea, dove le persone sono trattenute in luoghi sovraffollati e surriscaldati, senza riparo dal sole, ristoro, quantità d’acqua sufficiente e assistenza medica. Molte di loro hanno rischiato la vita nel tentativo di raggiungere l’Australia.
“Non c’è mai una giustificazione per i maltrattamenti, ma è particolarmente ripugnante vedere paesi che sottopongono rifugiati e richiedenti asilo a trattamenti che non sognerebbero mai di infliggere ai loro cittadini” – ha commentato Elsayed-Ali.
“E’ giunto il momento che i governi dei paesi sviluppati smettano di agire secondo la logica del ‘noi’ e ‘loro’. I rifugiati e i richiedenti asilo passano spesso attraverso sofferenze terribili. Meritano di essere protetti e trattati con umanità e dignità” – ha concluso Elsayed-Ali.