La Provincia della Spezia è zona franca per gli inquinatori in Liguria e luogo di sperimentazione empirica degli effetti dell’inquinamento sulla salute dei cittadini?

Alla Procura di Savona sono bastati due anni dall’avvio del procedimento giudiziario per sequestrare la centrale a carbone Tirreno Power. La gran parte delle motivazioni addotte dalla GIP dr Fiorenza Giorgi sulla base delle perizie salute-ambiente e delle indagini amministrative sono coerenti con le ipotesi di reato che alla Spezia abbiamo chiesto di verificare; prima alle istituzioni centrali e locali e agli enti di controllo, poi alla Procura della Spezia e agli organi di Polizia Giudiziaria, infine motivando le nostre preoccupazioni al Prefetto dott. Forlani. Abbiamo anche divulgato notizie suscettibili di procurare allarme nella popolazione, senza che alcuno sia intervenuto né per smentire né per verificare i contenuti delle nostre comunicazioni e eventualmente diffidarci dal proseguire.

Ci chiediamo se la provincia della Spezia sia parte di un esperimento: una sorta di zona franca per gli inquinatori e luogo di sperimentazione empirica degli effetti dell’inquinamento sulla salute dei cittadini e della non applicazione delle leggi vigenti in materia ambientale.

Abbiamo fatto una breve sintesi delle nostre azioni che sono state ignorate negli anni:

Quasi tre anni dalla diffida indirizzata al Sindaco della Spezia Massimo Federici, affinché non producesse un parere sanitario nell’ambito del procedimento di rilascio dell’AIA alla centrale Enel in assenza di un’adeguata indagine ambiente-salute;
tre anni sono trascorsi dalle prime osservazioni, e quasi uno dalle ultime, indirizzate al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione IPPC dell’ISPRA e da questi ignorate nell’ambito dello stesso procedimento di AIA;
tre anni dal primo reclamo inoltrato al Comitato Emas – anch’esso ignorato – e sei mesi dall’ultimo, dove dimostriamo e confermiamo il costante peggioramento delle performance ambientali della centrale a carbone della Spezia, che non giustificano i vantaggi derivanti a Enel dal possesso della registrazione EMAS;
oltre due anni dal primo esposto inviato alla Procura della Repubblica della Spezia, cui ne sono seguiti diversi altri – comprese indagini difensive svolte con la testimonianza giurata dei cittadini. Gli esposti contenevano in diversi casi molto più che ipotesi di violazione delle norme ambientali e possibili pericoli per la salute della popolazione, derivanti da oltre cinquant’anni di attività della centrale Enel (tra le altre nocività);
due anni e due diversi assessori all’ambiente hanno assicurato di aver insediato tavoli di lavoro per realizzare indagini epidemiologiche, senza averlo mai veramente fatto; due anni, l’ASL e un Sindaco che assicurano che alla Spezia è in atto una sorveglianza sanitaria, mentre sono disponibili solo pochi dati e vecchi sulla salute della popolazione;
un anno da quando si è verificata la fuoriuscita delle ceneri dai silos dell’Enel, senza che alcuno abbia ritenuto di avvisare la popolazione perché prendesse delle precauzioni in relazione agli eventuali rischi, considerato che le ceneri del carbone hanno un alto tasso di radioattività e che queste si erano depositate sui balconi e le finestre dei quartieri limitrofi;
sette mesi da quando è piovuto carbone nella zona di Melara – con il coinvolgimento di Arpal, Regione Liguria, Corpo Forestale dello Stato – senza che nessuno abbia chiarito le cause dell’incidente;
sette mesi da quando si è sviluppato l’incendio alla torre del nastro trasportatore di Enel – prontamente attribuito dai media a fantomatici ecoterroristi anarchici – senza che nessuno abbia verificato le reali responsabilità e il persistente pericolo per la popolazione a partire dalle insufficienti misure di sicurezza;
sei mesi dal rilascio dell’AIA alla centrale Enel della Spezia, che prevede tra l’altro l’insediamento di un Osservatorio Ambiente-Salute analogo a quello che a Savona sta approntando un “un progetto di sorveglianza ambientale e sanitaria fra le popolazioni di Savona, Vado Ligure e Quiliano e nelle aree limitrofe potenzialmente interessate dall’impatto di emissioni “puntiformi” e diffuse in atmosfera dalla centrale Tirreno Power”;
tre mesi dall’invito del Ministero dell’Ambiente agli enti locali e regionali di valutare “una puntuale verifica dei presupposti e dell’opportunità di effettuare il riesame del citato decreto di AIA e a fornire il proprio avviso in merito alla scrivente”. Invito rimasto inevaso, a quanto è dato di sapere;
due mesi da quando abbiamo reso noto che “in base all’osservazione diretta di un’autorevole fonte che opera nell’ASL5 spezzino, alla Spezia ci sarebbero incidenze di malattie cardiovascolari non riscontrate in esperienze precedenti a Genova, Milano, negli Stati Uniti. In particolare le eccedenze più elevate sono riferibili a fasce di età più giovane, nelle quali normalmente il tipo di malattia non si riscontra”. Non ci sono state conferme, né smentite, ma neppure querele o diffide.

Ricordiamo che il 24 Gennaio scorso, a seguito del nostro ennesimo esposto, i media davano notizia dell’apertura di un’inchiesta a cura del pm dott. Luca Monteverde, con delega al Corpo Forestale dello Stato affinchè svolgesse le indagini del caso. Nel frattempo gli esiti della vicenda di Vado Ligure, del tutto simile al contesto spezzino, hanno reso chiaro che per venire a capo delle conseguenze su ambiente e salute legate alla presenza di una centrale a carbone OCCORRE NOMINARE PERITI ESPERTI, CON L’INCARICO DI AVVIARE ANALISI EPIDEMIOLOGICHE, AMBIENTALI, AMMINISTRATIVE E IMPIANTISTICHE.

Poiché nulla di tutto questo è stato fatto alla Spezia, altro non possiamo fare se non leggere questo annoso ritardo come una INCOMPRENSIBILE INERZIA se non addirittura una NON VOLONTA’ A PROCEDERE, in palese contrasto con quanto prevede la legge:

“Il pubblico ministero esercita, sotto la vigilanza del Ministro per la grazia e giustizia, le funzioni che la legge gli attribuisce” (art. 69 del R.D. 12/1941). Esso “veglia alla osservanza delle leggi, alla pronta e regolare amministrazione della giustizia, alla tutela dei diritti dello Stato, delle persone giuridiche e degli incapaci, richiedendo, nei casi di urgenza, i provvedimenti cautelari che ritiene necessari; promuove la repressione dei reati e l’applicazione delle misure di sicurezza; fa eseguire i giudicati ed ogni altro provvedimento del giudice, nei casi stabiliti dalla legge” (art. 73 del R.D. 12/1941).

Ben consapevoli della discrezionalità delle Procure nel definire le priorità per adempiere al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, da comuni cittadini ci sentiamo infine traditi anche dalla giustizia, che sembra non voler fare il proprio corso: investigare, indagare e rinviare a giudizio. O archiviare. Dopo essere stati traditi dalle istituzioni politiche e dagli enti di controllo, frustrati dall’ignavia, dall’incompetenza e dalla reticenza di coloro che dovrebbero tutelare la nostra salute e l’ambiente e di coloro che dovrebbero rappresentarci, infine anche la giustizia sceglie di non decidere? Per quanto tempo ancora?

Comitato SpeziaViaDalCarbone
speziaviadalcarbone@gmail.com
www.speziaviadalcarbone.org

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