Il Royal Institute of International Affair, anche conosciuto come Chatham House, ha condotto uno studio sulla storia dell’uso delle armi nucleari ed ha messo in guarda sull’aumento dei rischi. Il rapporto è stato pubblicato ad aprile 2014 con il titolo Too Close for Comfort: Cases of Near Nuclear Use and Options for Policy (N.d.T. Troppo vicino per star comodi: Casi sul mancato uso del Nucleare e possibilità politiche) da Patricia Lewis, Heather Williams, Benoît Pelopidas e Sasan Aghlani.
A partire dal 1962, le armi nucleari furono quasi utilizzate per ben 13 volte. Problemi tecnici nella comunicazione lanciarono falsi allarmi, dei quali spesso Stati Uniti e Russia furono la causa principale. In diverse occasioni, si riuscì a prevenire un vero e proprio lancio solo grazie all’intervento di individui che non rispettarono il protocollo.
I rischi sembrano moltiplicarsi con l’aumento del numero di Paesi in possesso di armi nucleari. Russia e Stati Uniti possiedono ancora all’incirca 1.800 testate nucleari ad allarme rosso, pronte ad essere lanciate cinque o quindici minuti dopo la ricezione di un ordine di lancio, il che colloca il conflitto in Ucraina su una terribile posizione.
“La domanda oggi è: quanto valgono questi rischi?”, chiede Patricia Lewis, direttore delle ricerche per la sicurezza internazionale e uno degli autori del rapporto. “Si può immaginare una situazione in cui le tensioni crescono, i segnali arrivano e la gente interpreta male ciò che sta succedendo. Ma si ha sempre una mente così lucida da prendersi il tempo per una decisione ragionata?”
Il giornale The Guardian commenta che “lo stato mentale di alcuni capi nelle cui mani è il bottone nucleare è stato spesso oggetto di preoccupazione. Sia il presidente americano Richard Nixon che il sovietico Boris Yeltsin hanno dato filo da torcere ai consiglieri a causa delle loro pesanti bevute. Nel maggio del 1981 il presidente francese, appena eletto, François Mitterand, lasciò i codici di lancio dei missili nucleari nella tasca del suo vestito”.
“Negli anni ’70, il presidente Jimmy Carter fece lo stesso e il vestito così come i codici finirono in tintoria. I codici di lancio statunitensi si persero nuovamente quando, il 30 marzo 1981, spararono a Ronald Reagan. Si trovarono tra le mani degli agenti dell’FBI insieme ai pantaloni insanguinati del presidente ferito”.
“Il rapporto dello scorso lunedì concentra l’attenzione sui casi in cui armi nucleari furono vicine al lancio, solo sulla base di informazioni sbagliate o incomplete. Comunque, vi è un ulteriore rischio di incidenti relativi alla detenzione di scorte di oltre 17.000 testate da parte della Russia, degli Stati Uniti e di altri sette stati.
“Alcuni di questi incidenti furono descritti in un libro pubblicato lo scorso anno, intitolato Command and Control (N.d.T.: Comando e Controllo)”.
L’autore, Eric Schlosser, offre un resoconto dell’incidente che ebbe luogo a Damascus, in Arkansas, nel settembre 1980, quando in una base sotterranea, un addetto alle riparazioni fece cadere una chiave fissa a tubo che colpì un missile nucleare Titan II, incendiando i combustibili e provocando un’esplosione che fece volare la testata. Quest’ultima atterrò su una strada vicina ma senza esplodere”.
“Nel gennaio 1961, un bombardiere B-52 andò in pezzi sul territorio del Nord Carolina liberando due bombe nucleari sulla città di Goldsboro, solo una delle due bombe si attivò innestando un meccanismo di blocco. Un interruttore a bassa tensione era tutto ciò che separava gli Stati Uniti da una catastrofe”.
Alcuni degli incidenti enumerati dal rapporto del Royal Institue of International Affairs mettono in luce episodi preoccupanti e incidenti mancati.
Ottobre 1962, il caso della crisi dei missili di Cuba. All’Unione Sovietica fu notificato l’intento degli Stati Uniti di lanciare bombe di profondità da esercitazione come parte del loro blocco a Cuba, ma tale notizia non fu trasmessa a nessun sottomarino. Inconsapevole che le bombe di profondità che colpirono il B-59 erano da esercitazione e per forzare il sottomarino a risalire in superficie, il capitano Valentin Savitsky ordinò un lancio di siluri a testata nucleare. “Li distruggiamo adesso! Moriremo, ma li affonderemo tutti – non disonoreremo la nostra flotta!”… Valisi Alexandrivuch Arkhipov, comandante in seconda, riuscì ad intervenire e convincere Savitsky ad aspettare istruzioni dai superiori di Mosca.
1973, Israele, guerra arabo-israeliana. La prima volta che Israele pensò ad una “dimostrazione nucleare” fu la vigilia della guerra del 1967, quando elaborò due o tre dispositivi ad esplosione nucleare.
1979-80, Stati Uniti, incidente NORAD: il nastro di prova scambiava per realtà, il chip difettoso del computer trasmetteva un allarme di attacco nucleare dando l’impressione che più di 2.000 missili sovietici erano in arrivo.
Settembre 1983, Unione Sovietica. Poco dopo la mezzanotte del 25 settembre, un satellite sovietico di pre-allarme rilevò un problema. I dati suggerivano che cinque missili balistici intercontinentali si dirigevano verso la nazione. Il tenente colonnello Stanislav Yevgrafovich evase il protocollo decidendo di non riportare l’incidente al superiore, intuendo che si trattasse di un falso allarme. Si scoprì che la luce solare che brillava sul territorio americano era stata scambiata per un satellite.
1995, Russia, razzo Black Brant. Il 25 gennaio 1995, in Norvegia, gli scienziati lanciarono il razzo Brant XII dalla base missilistica Andøya per studiare l’aurora boreale sulla regione Svalbard. Il razzo non fu riconosciuto e al Presidente Boris Yeltsin fu consegnata la valigetta nucleare, pronti per il lancio di missili finché non fu chiaro che il razzo non sarebbe atterrato sul territorio sovietico.
Maggio – giugno 1999, India e Pakistan, crisi di Kargil. La crisi di Kargil del 1999, uno degli incidenti del mancato uso di armi nucleari più pericoloso dalla fine della Guerra Fredda, deve essere considerata nel contesto delle altre crisi nelle relazioni indiano-pakistane… la crisi di Kargil emerse da un conflitto militare convenzionale tra India e Pakistan riguardo la disputa sulla regione del Kashmir. Nel maggio del 1999, le truppe del Pakistan e i militanti a favore furono localizzati dall’intelligence indiana a Kargil, nella regione del Kashmir, per essersi infiltrati nel lato indiano della linea di controllo (LoC). La Air Force indiana bombardò le basi pakistane sulla linea di controllo a Kargil. L’incidente si trasformò ben presto in uno scontro militare con la minaccia dell’uso di armi nucleari… il conflitto si concluse grazie alla mediazione del presidente americano Bill Clinton.
Agosto 2007, Stati Uniti, Minot. Il 30 agosto 2007, sei missili americani nucleari da crociera armati si persero per 36 ore. Erano stati erroneamente piazzati sotto le ali di un B-52 e, secondo il protocollo, non erano stati controllati durante il successivo volo dalla base aerea di Minot, nel Nord Dakota, a quella di Barksdale in Louisiana. Se l’aereo avesse presentato dei problemi durante il volo, l’equipaggio non avrebbe saputo eseguire le adeguate procedure di emergenza con armi nucleari a bordo.
Febbraio 2009, Francia e Regno Unito, collisione tra HMS Vanguard/ FNS Le Triomphant (due sottomarini adibiti al trasporto di armi nucleari).
La lista continua con incidenti che coinvolgono Cina e Nord Corea.
Alla luce del presente rapporto, è difficile non concludere affermando che l’unico modo per tutelare il mondo da una catastrofe nucleare sia proibire e demolire completamente l’arsenale nucleare. Sino ad allora, l’impensabile non è solo improbabile.
Traduzione dall’inglese di Francesca Vanessa Ranieri